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Pd, il piano di Elly Schlein che fa "godere" Beppe Grillo

Pietro Senaldi
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Il segretario del Pd è un lavoro precario, almeno così insegna la storia recente, ma gode di un benefit straordinario: può contare su una mandria di pecoroni che si credono faine ma capiscono le cose solo anni dopo che sono avvenute, e a patto che qualcuno gliele spieghi ripetutamente, come si fa con un bambino delle elementari. Questi sono i giorni della gloria per Elly Schlein. In 24 ore i dem hanno tesserato quasi quattromila nuovi iscritti e il partito ha guadagnato 2,6 punti in una settimana, salendo al 19%, mentre i grillini ne hanno persi 1,3, scendendo al 15,7. Certo, cinque mesi di mancanza di guida avevano portato il carrozzone talmente in basso che più giù non si poteva, però quel che conta è il trend e l’effetto novità è innegabile.


IL SOSTENITORE
L’altra notizia è che, malgrado il Pd stia crescendo sulla pelle del M5S, il fondatore del Movimento figura tra i più entusiasti sostenitori della nuova segretaria. «Elly va benissimo» sbraita Grillo nel suo spettacolo teatrale, anche meglio di Conte, «che è un po’ democristiano e non è nato grillino doc, anche se bisogna dargli tempo e comunque sta migliorando rispetto all’inizio». Il comico che ormai fa ridere solo quando parla seriamente stavolta però non delira, la vede molto giusta, è più avanti dei sostenitori della Schlein con la tessera dem in tasca. «Le nostre idee devono viaggiare con altri nomi», spiega l’elevato ed Elly «se vuole andare avanti dovrà propagandare tutte le nostre idee».

È la conferma che l’orologio della storia è tornato indietro di quattordici anni, quando Grillo bussava vanamente alla porta del grande partito della sinistra per cercare una comunione d’intenti e il già ex segretario, Piero Fassino, lanciò la maledizione al suo partito sibilando: «Se Beppe vuol fare politica, fondi un Movimento». Oggi però nel Pd c’è una nuova classe dirigente che, anziché scalciare Grillo, gli tende la mano, per la gioia di Travaglio e Bersani e il disdoro di Cottarelli e Di Battista. Il rapporto tra gialli e rossi non ricorda l’amore contrastato e tragico tra Giulietta e Romeo, quanto piuttosto il rapporto farsesco tra Petruccio e Caterina in un’altra opera teatrale di Shakespeare, La bisbetica domata, dove lui e lei, l’avventuriero veronese e la nobildonna padovana, si inseguono tra incomprensioni, liti e insulti per convolare a inevitabili nozze, vinti da un’attrazione ingovernabile.

Su chi dei due, tra Elly e Beppe, sia la bisbetica e chi il seduttore, è meglio non approfondire, per non essere accusati di sessismo, ma la fine della favola pare scritta, con l’avvocato Giuseppe Conte nel ruolo del promesso sposo usato, tradito e scaricato. Non a caso pare si stia già grattando la pettinatura. Si intende, l’avvocato è in buona compagnia, se è vero come è vero che la maggioranza degli iscritti e dei dirigenti dem ha votato per Bonaccini e buona parte di loro deve ingerire robuste dosi di Maalox al pensiero di essere passata da Renzi o Letta a una rampolla da centro sociale della plutocrazia elvetica. Tra qualche settimana i deputati del Pd capiranno quel che Grillo già sa, ossia che, un pezzo alla volta, il nuovo segretario sta immolando il partito agli ideali grillini. Tra qualche mese lo realizzeranno anche gli elettori, e allora si vedrà se la crescita nei sondaggi di Elly è strutturale o stagionale. Per ora non si può che prendere atto che la Schlein si è convertita anima e corpo alla santissima trinità grillina: reddito di cittadinanza, termovalizzatore e uno scarso entusiasmo per il sostegno all’Ucraina, ormai portato avanti per dovere d’ufficio ma con sempre minore convinzione.

IL REDDITO
Sul reddito di cittadinanza, che il governo ha intenzione di ribattezzare “Mia”, cambiandolo e tagliandolo di tre miliardi, il nuovo segretario dem ha già giurato fedeltà alla linea grillina di resistenza, il che significa immolarsi per una battaglia che porta acqua a un altro mulino. Sull’inceneritore che dovrebbe bruciare i rifiuti dell’immondezzaio romano, la cui realizzazione è la stella polare del sindaco dem Gualtieri, Elly ha tirato il freno a mano dichiarando che consulterà tutti i sindaci dell’area capitolina, il che significa impantanare la pratica. Sulla guerra la retromarcia è impossibile, perché il Pd si ritroverebbe il paradosso di un segretario anti-atlantista con il passaporto a stelle e strisce, però la Schlein ha già portato il partito dalla prima linea alle retrovie, con tutte le conseguenze di scadimento di considerazione della ditta a livello internazionale ed europeo, che per vent’anni è stata invece il vanto, forse anche un po’ millantato, dei progressisti.

La morale è che, benché nei sondaggi il Pd abbia ormai distanziato M5S, nella sostanza si è fatto mettere il guinzaglio dai grillini e ne segue la politica a carponi. La speranza dei dem è svuotare i pentastellati diventando sempre più simili a loro. La speranza del centrodestra è che, poiché gli elettori alla fine scelgono sempre l’originale, e l’originale ha impresso a cinque stelle il marchio del fallimento, l’operazione di aggancio-scimmiottamento del Movimento condanni la sinistra della Schlein a una posizione di minoranza perpetua.

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