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Cosa diceva Crisanti del Covid: dovrebbe indagare se stesso

 Andrea Crisanti

Lorenzo Mottola
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Il virologo senza peccato scagli la prima pietra. Con una consulenza di Andrea Crisanti, anche la parabola dell’adultera sarebbe finita con grandi sassate. La relazione del “microbiologo esperto di insetti” - come lo ha definito ieri Attilio Fontana riprendendo una velenosa descrizione del presidente Aifa Giorgio Palù – costituisce la base dell’inchiesta della procura di Bergamo sulle morti in val Seriana, che si è chiusa settimana scorsa con una ventina di avvisi di garanzia, da Giuseppe Conte in giù. Crisanti, oggi eletto senatore del Pd, si è messo addirittura a calcolare il numero esatto dei morti che si sarebbero potuti evitare (4.148) seguendo una condotta decente nella gestione dell’epidemia. Secondo i colleghi, si tratta di una grandissima cialtronata, non esiste alcuna base scientifica per simili stime. E qualcuno tra loro suggerisce un altro ragionamento: ma siamo sicuri che se al posto degli indagati ci fosse stato lo stesso Crisanti - che pure all’epoca aveva un ruolo pubblico, come consulente della Regione Veneto – le cose sarebbero andate in maniera diversa?

 

 

 

POCHE IDEE E CONFUSE

In fin dei conti anche Crisanti in quei giorni non sembrava avere le idee così chiare. In un’intervista rilasciata il 29 febbraio 2020 alla rete civica del Comune di Padova aveva dichiarato: «Tutta questa gente con le mascherine... guardi le mascherine hanno un’efficacia estremamente limitata. E hanno una efficacia nel non infettare gli altri e non sono efficaci se usate male. Quindi il consiglio che do... io a Padova mi sento tranquillo, vado al ristorante, giro per strada e così via. Chiaramente evito grossi assembramenti ma io so che a Padova non ci sono casi, altrimenti lo diremmo alla popolazione».

 

 

 

Tutto questo veniva detto meno di una settimana prima che il Nord Italia diventasse zona rossa. E il nostro uomo diceva: «Il focolaio è limitato. Evitate grossi assembramenti, ma non sconsiglio di andare al ristorante o andare a fare shopping. Attività normali». Tutto sotto controllo, insomma. Poi è iniziata la mattanza. A prescindere da come la si possa pensare sull’utilità delle mascherine, comunque, c’è un altro problema. Sappiamo che alcuni dei virologi accusati da Crisanti sono indagati per la mancata applicazione del piano pandemico. E pochi giorni dopo quell’intervista, l’Oms dichiarava che il mondo era in pandemia, quindi la situazione era decisamente già degenerata. Perché quindi il nostro luminare consigliava di fregarsene di quanto disposto dalle leggi? Crisanti uno come Crisanti l’avrebbe fatto indagare.

 

 

 

PARALLELISMI

Il senatore del Pd in quella stessa intervista si lanciava in un parallelo tra influenza e Covid, spiegando che quest’ultimo non rappresenta «un elemento di pericolosità drammatica». Beh calcolando che ad oggi siamo a 6 milioni e ottocentomila vittime nel mondo, diciamo che anche il nostro zanzarologo (altra definizione di Palù) ha lievissimamente steccato la sua previsione. E poi giù con gran consigli su come uscire a testa alta dall’emergenza: «Valutare se uno si sente bene o ha una sintomatologia respiratoria. Per quanto riguarda persone che non hanno sintomatologia respiratoria... lavatevi le mani». Ma sì certo, una sciacquatina, e “andrà tutto bene” come recitava un famoso slogan di quell’epoca. E questo sarebbe il virologo preparato che lancia accuse contro mezzo mondo scientifico. Si salvi chi può.

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