Elly Schlein, Formigoni: perché non ha chance contro il governo
La vittoria di Elly Schlein nella gara per la guida del partito democratico ha certamente cambiato il volto della sinistra italiana. Schlein è la prima donna presidente del partito, è la più a sinistra tra tutti i segretari, non era neppure iscritta al Pd (si è iscritta per poter partecipare alla gara), ha sposato e declama in ogni discorso tutti gli “ismi” che vanno di moda nel politicamente corretto: ambientalismo, anticapitalismo, lgbtq, fluidità di genere ecc. È l’opposto della Meloni, e probabilmente molti elettori Pd l’hanno scelta per questo. Dimostrando di non capire che Meloni ha vinto ed è forte non per gli errori che il suo partito ha compiuto in passato, ma proprio perché li ha corretti oli sta vigorosamente correggendo.
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Il Pd non potrà mettere in difficoltà il governo con gli argomenti usati da Schlein nella campagna congressuale. Si può accusare questo governo di essere anti europeista? È molto difficile. Di essere un pericolo per i conti pubblici? È molto difficile. Si può accusare questo governo di essere fascista? È molto dura. Di essere contro le donne e la loro libertà? È altrettanto molto dura (ricordiamo ad esempio che Meloni ha promesso di non toccare la legge sull’aborto). E neppure potrà continuare a ripetere come un disco rotto luoghi comuni (abolire il patriarcato), teoremi veterocomunisti (nuove tasse _ per combattere il riscaldamento globale), o grandi proclami anti fascisti. Se il linguaggio del Pd continuerà ad essere questo, i suoi stessi elettori tenderanno a considerarlo sempre più 1 fuori dalla realtà. Insomma, se la Schlein è quella della campagna per la segreteria, da segretaria dovrà cambiare, e molto, la sua strategia. Si tratta di vedere se, dopo molti anni, quando il Pd è all’opposizione non si limita a denunciare i (presunti) errori di chi sta al governo, ma sa proporre strategie e programmi capaci di risolvere i problemi italiani.
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Vasto programma, si può dire, non privo di difficoltà.
Vedremo poi quanto e se la sua vittoria e le sue politiche faranno perdere militanti ed elettori al partito, proprio per l’estremismo fin qui dimostrato. Va detto che la fuga immediata degli esponenti più moderati, da molti ipotizzata, non si è fin qui appalesata, il solo Fioroni ha lasciato il Pd. Ma sono processi che possono avere un tempo di elaborazione più lungo, e ci sono due partiti del centrosinistra che hanno già fatto capire le loro strategie, il M5S per egemonizzare l’estrema sinistra, il Terzo Polo per sottrarre dirigenti ed elettori. Insomma, la battaglia politica nei prossimi tempi sarà ancora e sempre più nel campo della sinistra. Il governo ne sappia approfittare per rafforzarsi e realizzare al meglio il suo programma.