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Reddito sostituito da Mia? Smentita del Mef (e Serracchiani si intesta la misura)

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Il governo lavora alla riforma del reddito di cittadinanza, che potrebbe lasciare spazio alla Mia, ovvero la Misura di inclusione attiva, un sussidio più "leggere" e di minore durata pensato per due tipologie di fruitori, occupabili o meno, con un assegno massimo di 500 euro al mese. Da settimane, secondo alcune indiscrezioni, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni starebbe lavorando a un testo, per ora si tratterebbe solo di una bozza, per superare il Reddito, come previsto dall’ultima legge di bilancio che ha ridotto ad 8 mesi per il 2023 lo strumento di sostegno alle fasce sociali più svantaggiate in attesa di una revisione. Il ministero del Lavoro potrebbe portare il decreto in Consiglio dei ministri già nelle prossime settimane, per poi avviare un dibattito in Parlamento per apportare eventuali correttivi. Le forze politiche di maggioranza, infatti, avrebbero espresso approcci simili ma non identici sui contenuti del provvedimento. Dopo le indiscrezioni di stampa però il Mef smentisce e precisa che, al momento, nessuna bozza sulla riforma del reddito di cittadinanza è all’esame degli uffici, né mai è pervenuta la relazione tecnica indispensabile per qualsiasi valutazione.

 

 

Al momento circa 1,1 milioni di nuclei familiari percepiscono il Reddito di cittadinanza, con un importo medio di 549 euro. La Mia potrebbe prevedere un sussidio di massimo 500 euro per coloro che sono considerati non occupabili, con una riduzione a 375 euro in caso di persone adatte a lavorare. In questa seconda categoria rientrerebbero anche i percettori di redditi da lavoro molto bassi, fino a 3mila euro annui. La durata dell’assegno sarebbe inferiore a quella attuale: 12 mesi in luogo di 18.

 

 

 

"La destra copia anche nel nome le buone pratiche di inclusione sociale varate dal Pd, contro cui anni fa avevano votato compatti", sbotta Debora Serracchiani. "Avevamo introdotto la Misura attiva per l’inclusione sociale con caratteristiche del tutto analoghe nel 2016 in Friuli Venezia Giulia ma anche in Emilia Romagna col Res: il centrodestra era schierato contro e arrivato Fedriga si sono affrettati ad abolirla, e intanto la Lega votava il reddito di cittadinanza nel Conte 1. A destra c’è un grumo di contraddizioni, governare i problemi sociali è altro", prosegue la capogruppo Pd alla Camera.  

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