Debora Serracchiani, voci sulla retromarcia di Elly Schlein: clamoroso nel Pd
"Confermata". Il tam tam impazzito delle ultime ore su Debora Serracchiani, donna di fiducia di Enrico Letta, sostenitrice di Stefano Bonaccini e capogruppo alla Camera del Pd, rende bene l'idea su come Elly Schlein sia già con l'acqua alla gola. Vinte le primarie sull'onda delle promesse in campagna elettorale, aria nuova, volti nuovi e repulisti al Nazareno, la neo-segretaria del Pd si è ritrovata tra le mani un partito più simile al Vietnam, con le correnti che l'hanno sostenuta desiderose di avere un riconoscimento (ma sarebbe paradossale riproporre in qualsiasi veste Dario Franceschini, Andrea Orlando o Francesco Boccia) e quelle che l'hanno osteggiata preferendogli il governatore dell'Emilia Romagna (sostanzialmente gli ex renziani di Base riformista guidati da Lorenzo Guerini) sul piede di guerra. Blindare la Serracchiani sarebbe il viatico di una possibile tregua interna. Come inizio, non proprio entusiasmante.
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Martedì al Nazareno è avvenuto il passaggio di consegne informale tra l'ex segretario Letta ed Elly, ma l'investitura ufficiale si terrà il 12 marzo all'Assemblea nazionale, formata da 600 delegati eletti contestualmente alle primarie in cui Schlein ha vinto col 53,8% voti, contro il 46,2% dello sfidante Bonaccini. Un risultato storico non solo per l'inedito ingresso di una donna alla guida del partito ma anche perché è la prima volta che il voto degli iscritti, favorevole a Bonaccini, viene sconfessato da quello degli elettori. I due si sono incontrati venerdì, convenendo sulla necessità di "garantire la massima unitarietà in questa fase nuova del Pd". Schlein, intenzionata a riaprire presto il tesseramento, è consapevole del banco di prova che l'attende per evitare che lo scollamento tra la base e la maggioranza del partito si trasformi in una scissione. l primo scricchiolio è stato l'immediato addio di Beppe Fioroni, tra i fondatori del Pd, che potrebbe essere apripista di altre fuoriuscite.
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Quanto alla Direzione, l'organo che definisce la linea politica del partito, sui 200 componenti Schlein potrebbe sceglierne 120-140, per lasciarne un cinquantina a Bonaccini e il resto agli altri due sfidanti del primo turno, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli. Anche per la segreteria si prospetta l'apertura a esponenti della minoranza, ferme restando alcune caselle per i fedelissimi come Marco Furfaro (potrebbe essere il vice-segretario), Marco Sarracino, Beppe Provenzano e Mattia Santori.
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L'obiettivo di tenere unito il Pd dovrà misurarsi con la svolta promessa da Schlein sui temi del lavoro, dei diritti civili e dell'ambiente. Sul fronte della guerra in Ucraina, Provenzano assicura che non ci saranno cambiamenti di rotta ("la linea è sempre la stessa") ma bisognerà capire come, su questo e sugli altri dossier, potrà decollare il gioco delle alleanze, in primis con il M5s, anche in vista delle amministrative di maggio.