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Elly Schlein, scissione Pd: "Chi esce se lei vota contro"

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Se si avvicinerà troppo a Giuseppe Conte, allora sì che Elly Schlein correrà davvero il rischio di bruciarsi. Novella Icaro, l'ex europarlamentare e pasionaria di Occupy Pd, delfina di Pippo Civati e "nipotina" di Romano Prodi in uno strambo mix di piazze e salotti buonissimi della sinistra radical-chic, ha volato altissimo toccando il cielo con un dito domenica scorsa, quando ha vinto a sorpresa (ma non troppo, con il senno di poi), le primarie del Pd.

 

 

 

La neo-segretaria è riuscita a ribaltare nei gazebo il voto degli iscritti, che qualche giorno prima avevano incoronato Stefano Bonaccini. A spingere la Schlein la presenza ai seggi dem di simpatizzanti di Articolo 1 ma soprattutto quelli del Movimento 5 Stelle. Secondo un sondaggio di Antonio Noto, il 22% dei suoi voti viene proprio dal bacino grillino, truppe cammellate mobilitate dall'alto per far fuori Bonaccini (giudicato troppo centrista) e favorire la donna che avrebbe reso possibile l'alleanza tra dem, Movimento e Articolo 1 (che tra pochi mesi confluirà nuovamente nel Pd) e creare così un agglomerato di sinistra-sinistra. 

 

 



Il progetto però presenta i suoi "contro", visto che la vicinanza programmatica con Conte e i suoi su alcuni punti rischia di far esplodere, letteralmente, un partito che spesso guarda dall'altra parte. Un esempio? L'Ucraina. In questi mesi i dem sono sempre stati schierati convintamente con il governo su una linea filo-Zelensky. Sia quando facevano parte della maggioranza a sostegno di Draghi, sia ora all'opposizione visto che la premier Meloni ha confermato la politica estera del suo predecessore.

 

 

 

Conte, invece, si è slegato le mani schierandosi apertamente contro la fornitura di armi a Kiev. Che farà ora il Pd? "Il vero banco di prova per Schlein - conferma un retroscena di Alberto Maggi su Affaritaliani.it - è la politica estera. Su quel tema deve stare attenta, molto attenta". "Se mettesse in dubbio l'invio di armi all'Ucraina - si legge -, sposando in qualche modo la linea dei pentastellati, allora sì che ci sarebbe un terremoto nel Pd, con uscite di big come Guerini, Piero Fassino, lo stesso Bonaccini e diversi sindaci tra i quali Dario Nardella e Giorgio Gori".

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