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Mattia Santori, la frase scatena la guerriglia: subito caos nel Pd-Schlein

 Mattia Santori

Elisa Calessi
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Il primo giorno da segretaria Pd a Montecitorio Elly Schlein, passata da semplice deputata a leader del primo partito d’opposizione, lo passa a ricambiare abbracci, strette di mano, pacche sulle spalle. Lei che è sempre stata una solitaria - o sfrecciava senza fermarsi o la vedevi, da sola, sui divanetti sul Transatlantico, a controllare il telefono - improvvisamente è circondata da una folla. La cercano i deputati che l’hanno sostenuta (per ora minoranza del gruppo, ma destinati a diventare molti di più), Peppe Provenzano, uno dei primi a seguirla, fa una foto al gruppo, e anche quelli della mozione Bonaccini si avvicinano. Ma i festeggiamenti, ormai, sono il passato. C’è da guidare la macchina dem e non sarà semplice. Si è già visto ieri.

Il primo inciampo è arrivato da un suo fan della prima ora, Mattia Santori, leader delle Sardine, in predicato (almeno fino a ieri) di fare parte dello staff della segretaria. «Per un Fioroni che se ne va avremo 100 persone che entreranno», ha risposto a chi gli chiedeva cosa ne pensasse del fatto che l’ex ministro dell’Istruzione, tra i fondatori del Pd, avesse annunciato l’addio al Pd. Parole che hanno provocato la risposta prima di un Filippo Sensi, ex deputato Pd, notoriamente allergico alle polemiche, poi di Andrea Rossi, responsabile organizzativo della mozione Bonaccini.

 

 

EQUILIBRI - Un altro nodo che Schlein dovrà sciogliere è il rapporto con Bonaccini e la parte che lo ha sostenuto, che rappresenta quasi la metà del Pd. Anche per evitare il rischio di un esodo non tanto a Roma, ma nei territori. E non solo di dirigenti, ma di voti, quelli a cui già puntano Renzi e Calenda. Dopo la telefonata fatta dallo sconfitto alla vincitrice domenica sera, i due non si sono sentiti. Lo ha confermato il governatore emiliano, aggiungendo che «immagino sia stata travolta comprensibilmente da tutto quello che capita in questi casi, non ho dubbi che chiamerà molto presto». «I due hanno un rapporto solido, di stima vera, e questo aiuterà», dicono dalla Schlein.

La neo-segretaria dovrà chiamarlo presto in vista dell’assemblea nazionale del 12, durante la quale i delegati eleggeranno il segretario e poi la direzione. Schlein dovrà decidere cosa proporre a Bonaccini. Gli offrirà la presidenza del Pd, una segreteria congiunta? E quanti posti in direzione? E anche il governatore deve decidere come interpretare il suo ruolo. In queste ore tantissimi dei suoi lo hanno chiamato per chiedergli di non sparire: «Resti in campo, come riferimento per i tanti che l’hanno sostenuto, per far vivere nel PD le idee che abbiamo avanzato nel congresso», ha scritto su Twitter Andrea De Maria.

 

 

E così Dario Nardella e tanti altri privatamente. Dopo un giorno di decompressione, Bonaccini è tornato a farsi sentire, promettendo che sì, non si limiterà a fare il presidente dell’Emilia Romagna. Si mette a disposizione attendendo la proposta della neo-segretaria. Con la responsabilità di rappresentare «un’area riformista che oggi sta al 47%». Ma allo stesso tempo di «evitare fuoriuscite». «Ora tocca a lei la responsabilità di tenere insieme il partito e avanzare una proposta. Da parte mia c’è tutta la disponibilità a dare una mano per tenere unito il partito», ha detto Bonaccini. Resta, poi, da capire la linea politica del nuovo Pd. Se i supporter di Schlein, ieri, assicuravano che il prossimo decreto sull'invio di armi all’Ucraina sarà votato come i precedenti, sugli altri temi, la svolta si farà sentire. Chiara Gribaudo, tra le più vicine alla nuova segretaria, ha già detto di essere favorevole alla legalizzazione della cannabis.

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