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Naufragio dei migranti, il procuratore smonta le accuse a Piantedosi

Fabio Rubini
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A spazzare via le balle della sinistra sulle responsabilità del naufragio di Crotone sono bastate poche parole pronunciate alle agenzie da Giuseppe Capoccia, il procuratore della Repubblica di Crotone che sta indagando sul naufragio di domenica nel quale hanno perso la vita oltre 60 migranti. Soprattutto Capoccia ha sconfessato la versione più un voga sulla vicenda, quella del medico soccorritore Orlando Amodeo che aveva sostenuto che il naufragio si poteva evitare, accusando il Viminale di non aver mandato la nave giusta a salvare i naufraghi. Dice Capoccia: «Anche con mezzi più grandi, con quelle condizioni di mare, un eventuale abbordaggio sarebbe stato estremamente rischioso». Il procuratore, per dare forza alle sue parole, ricorda poi quanto avvenne nel canale di Otranto dove un’unità militare toccò un barcone di migranti provocandone l’affondamento.

 


I TRE REATI IPOTIZZATI - Una versione che è sposata in pieno anche dalle principali sigle sindacali delle forze dell’ordine, che hanno definito «vergognose» le polemiche contro Piantedosi. Infatti l’inchiesta che è stata aperta subito dopo la tragedia - e che vede un uomo turco indagato e altre tre persone ancora sottoposte a interrogatorio - ipotizza tre reati: omicidio colposo, naufragio colposo e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Capi d’imputazione che non toccano i soccorsi, la cui concatenazione verrà sì ricostruita, ma che già ad oggi «sembra che quello che doveva essere fatto sia stato fatto. Di sicuro le condizioni del mare erano terribili».
Sul fronte dell’inchiesta è lo stesso Capoccia a rivelare che «dopo aver parlato col comandante generale delle Capitanerie, è chiaro che chi portava il barcone non era uno sprovveduto. Probabilmente volevano spiaggiarsi, invece sono finiti su una secca. Come si sono fermati, la barca non ha più retto ai colpi inferti dalle onde e si è letteralmente sfasciata». Non solo. Gli investigatori hanno individuato tre presunti trafficanti e secondo i primi accertamenti questi avrebbero richiesto ai migranti per il viaggio circa 8mila euro ciascuno. Capoccia, poi, racconta anche di una stranezza che riguarda questo viaggio della speranza: «Dalla barca non è mai partita una richiesta di soccorso. La telefonata internazionale alla Gdf è stata una strana triangolazione, ma dalla barca non hanno chiesto aiuto come succede sempre non appena arrivano in prossimità della costa». La polemica politica, però, non si placa. Anzi. Il ministro Piantedosi ha spiegato che «la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli». Una frase che ha suscitato un vespaio di polemiche, con Sinistra Italiana e Verdi (guarda caso i pariti coi i quali si era candidato alle Politiche Orlando Amodeo) sulle barricate a chiedere le dimissioni immediate di Piantedosi, mentre il Pd si è “limitato” a invocare al più presto possibile un’informativa in aula da parte del ministro.

 


STRUMENTALIZZAZIONI - Attacchi che Piantedosi ha definito come «un vergognoso livello di strumentalizzazione», ricordando come «questo governo ha fatto corridoi umanitari per 617 persone, ha rinnovato accordi sui corridoi umanitari con Sant’Egidio e le chiese evangeliche, un decreto flussi con 83mila quote sui flussi regolari. Vogliamo lanciare un appello mondiale che è una istanza culturale per dire “Fermatevi, veniamo noi a prendervi”, perché riteniamo che vi siano commistioni nelle condizioni di partenza e di arrivo che non rendano la reale misura di cosa sia il fenomeno». Parole pronunciate da Parigi, al termine di un bilaterale con l’omologo Gerard Darmanin, nel quale sono state annunciate «entro marzo missioni congiunte Italia-Francia in Paesi di fondamentali importanza come Tunisia o Libia».

 

 

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