Sara Kelay di FdI: "Cutro? Le Ong non erano presenti sulla rotta"
Se il viaggio è più lungo e pericoloso a morire sono i migranti, a incassare i trafficanti di uomini. C'è anche questo tra le cause dell'impennata d'imbarcazioni che intraprendono la rotta dello Ionio, o la rotta dei velieri (caicchi o gulet turchi di solito, ma anche vecchie barche a vela ucraine o turche). Si tratta di una appendice della rotta del Mediterraneo Orientale che da Turchia, Siria e Libano porta verso la Grecia e Cipro un variegato mondo di siriani, curdi, afghani, iracheni, iraniani, palestinesi, pakistani e disperati da tanti altri Paesi, in fuga da guerre e povertà. La tratta è gestita in maniera spietata da organizzazioni criminali turche (con sedi a Istanbul, Ankara, Izmir, Bodrum) che nella tratta a mare lavorano con la collaborazione di gruppi criminali russi e ucraini (non di rado assieme) che forniscono buona parte degli scafisti.
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Basta questo a comprendere come la tragedia di Cutro non abbia una correlazione con la nuova legge che limita gli interventi di salvataggio in mare ad opera delle ong. Lo ha detto chiaramente Sara Kelany, esponente di Fratelli d'Italia in collegamento con Omnibus (la7) per dire la sua sul naufragio di Crotone a causa del quale hanno perso la vita 84 persone, tra cui moltissimi bambini. La deputata stigmatizza chi fa polemiche "strumentali" tirando in ballo il governo senza considerare che la rotta dove è avvenuta la tragedia non è battuta delle ong. "Le ong non incrociano quell'area", ha puntualizzato la Kelany riferendosi alla denuncia del presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto secondo il quale "la rotta turca si è consolidata nel corso degli ultimi anni tra l’indifferenza generale delle istituzioni europee e persino le Organizzazioni non governative non l’hanno presidiata. Si è fatto tanto clamore, ma non c’era una sola Ong a pattugliare quel tratto di mare né nei giorni scorsi e neppure nei mesi precedenti". E non c'era nessuno neanche quando a Cutro è naufragato il veliero con a bordo 150 persone. "Bisogna impedire le partenze", ha insistito Sara Kelany.
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A Francesco Boccia (del Pd) che le ricordava che esiste un accordo con la Turchia per impedire le partenze, la deputata di Fratelli d'Italia ha risposto pronta: "Esiste un accordo sulla rotta balcanica, non su quella marittima. Queste tragedie non si eviteranno mai finché non si interrompono le partenze". Quanto alle dichiarazioni del ministro Piantedosi sull'opportunità o meno dei migranti d'intraprendere il viaggio della speranza, Sara Kelany getta acqua sulle polemiche: "Non ho letto un giudizio di disvalore nei confronti dei genitori, cioè dei migranti, ma degli scafisti, occorre evitare le partenze, serve segare le gambe ai trafficanti di uomini e l'unico modo è quello di impedire le partenze. Tutte le azioni del Governo Meloni sono orientate a questo obiettivo".
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