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Belve, Ignazio La Russa: "A chi ho regalato il busto del Duce"

Daniele Dell'Orco
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Francesca Fagnani promossa in prima serata su Rai2 dopo lo spumeggiante Sanremo. Stasera inaugurerà un ciclo di 5 episodi del suo “Belve”, a tu per tu con gli ospiti più variegati. Nel primo episodio ci saranno Anna Oxa, Wanda Nara, Naike Rivelli e Ignazio La Russa. Nelle sue confessioni a cuore aperto, il presidente del Senato è partito dal famigerato busto di Mussolini che tiene in casa, un regalo del padre che non ha mai voluto mettere via. Almeno fino a ora: «Lo vuole mia sorella» ha detto, «mi ha detto che papà l’ha lasciato a noi, e non a me. Non ce l’ho più».

Poi, dopo un autoritratto sui propri pregi e difetti («Non mi prendo mai troppo sul serio, sono ironico, come difetto direi superficiale») e un aneddoto sul suo cognome («Nessuno mi ha chiamato “La rissa”. Anzi, mi chiamavano “il pompiere”. Democristiano? Perché no... Tutti cambiamo. Si attenuano alcuni aspetti del carattere») ha trattato temi più squisitamente politici come gli equilibri all’interno del governo. In particolare, la coesistenza del premier con Silvio Berlusconi: «L’assioma che faccia fatica a riconoscere la leadership di Giorgia Meloni non è più tanto vero. L’ho capito in un’ultima telefonata col Cavaliere. Silvio ha iniziato a capire che Giorgia non è più una ragazzina, cresciuta troppo in fretta, ma è una grande leader di Stato. La consapevolezza è arrivata e la sta maturando a ragion veduta».

 

La Russa venne ripreso in un acceso scambio di opinioni in Senato col Cavaliere il giorno in cui venne eletto. Sul suo scranno, Berlusconi aveva un pizzino coi difetti della Meloni e soprattutto venne beccato mentre la mandava a quel paese: «Il vaffa era per la Meloni», ammette La Russa, «lo dico per la prima volta: era molto arrabbiato perché Giorgia aveva posto dei paletti sui nomi dei ministri e se la prendeva con me. I paletti erano soprattutto per la Ronzulli e altri minori».

Riguardo le mosse del Cavaliere non sempre in sintonia con quelle del governo, dice: «Con lui ho ottimi rapporti. In vita sua non si è mai fatto consigliare da nessuno ma credo che ora sia consigliato, con l’età uno cambia...». Tra i fedelissimi di Berlusconi c'è il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè: «Mules, o come si chiama... Mulè non mi è simpatico, io lo dico. Non ho nemici, ma non mi è simpatico».

 

Poi una battuta sulle donne («Il livello estetico nel centrodestra è diminuito, è aumentata la qualità, la capacità") e uno sguardo alle stagioni politiche passate: «Se guardo quelli che hanno fatto politica prima che arrivassi io li considero tutti, a destra, centro e sinistra, nettamente al di sopra del 95% di noi. Gli anni di piombo? Non credo di aver fatto qualcosa che devo perdonarmi». Infine, il tema dell’omosessualità: «Se avessi un figlio gay? Accetterei con dispiacere la notizia, perché sarebbe un figlio che non mi somiglierebbe, sarebbe come se fosse milanista. Il film “Una giornata particolare”? È brutto, non mi è mai piaciuto. Colloca l’omofobia in un periodo storico e in un contesto politico, mentre purtroppo quello è stato un problema che, chi nella condizione ritratta da Marcello Mastroianni, ha dovuto affrontare in ogni altra epoca e luogo del mondo».

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