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M5s, quando volevano creare la moneta anti-euro: Superbonus, tutto torna?

Lorenzo Mottola
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I soldi sono finiti? Che problema c’è, ne fabbrichiamo altri, no? In sintesi, è questo il ragionamento da sabato sera all’Oktoberfest che sta dietro alla creazione della gigantesca bolla da 110 miliardi del Superbonus. Negli ultimi tre giorni, infatti, abbiamo spesso sentito ripetere che l’esplosione del provvedimento è dovuta soprattutto agli errori di scrittura della legge, il che è sicuramente vero per alcune questioni, ma c’è di più. I Cinquestelle hanno lavorato dall’inizio perché i famosi crediti fiscali si trasformassero in una sorta di moneta fiscale, che potesse circolare liberamente e che restituisse all’Italia una sorta di autonomia dall’euro. E la cosa curiosa è che tutto ciò è avvenuto con l’avallo del Partito Democratico e anche del Terzo Polo.

 

 

A confessarlo con un certo comprensibile imbarazzo è stato lo stesso Luigi Marattin, renziano relatore di maggioranza del Decreto Rilancio nel maggio 2020, che in un suo post ha spiegato: «Il Movimento Cinque Stelle era convinto della necessità di creare una “moneta fiscale” complementare rispetto all’euro. Una cialtronata che avevano letto sui blog complottisti, senza alcun fondamento economico. Solo una delle numerose cialtronate che abbiamo dovuto subire in quegli anni. Alcuni di noi provarono....». Marattin provò quel che provò, ma alla fine le strane ragioni della politica hanno prevalso su quelle dalla logica. E così su quel provvedimento figura la firma anche dei parlamentari dei seguaci di Calenda.

Una spiegazione più dettagliata di quel che stiamo dicendo la si può ancora trovare proprio sul “Blog delle Stelle”, all’epoca organo del Movimento di Beppe Grillo. Pino Cabras (poi fuggito in Alternativa C’è) nel 2021 illustrava le bellezze del credito «del Superbonus per migliorare energeticamente le case e che può essere scambiato e ceduto e quindi diventa di fatto una moneta».

 

 

Un’“idea ribelle” la definiva il nostro onorevole: «Noi la proponiamo perché vogliamo ribellarci allo stato di cose esistenti che ci dice che non ci sono i soldi – quante volte abbiamo sentito questa cosa – non ci sono i soldi per pagare le pensioni, per sistemare la scuola, per investire nella sanità e siamo in una situazione molto difficile per questo. Invece noi pensiamo che la liquidità nel sistema si possa immettere». In effetti, l’abbiamo pensato tutti verso i cinque anni di età: “Papà perché non stampiamo soldi per comprare la scatola di Lego grande?”.

Poi la realtà ha preso il sopravvento. Per quanto riguarda la finanza pubblica, il problema si chiama Eurostat, ovvero l’ente che si prepara a dichiarare che i crediti fiscali del Superbonus sono a tutti gli effetti debito pubblico, prospettando un imminente dissesto. Detto in altre parole, la scatola di Lego grande va pagata con soldi veri, quelli di Cabras e dei suoi ex colleghi a Cinquestelle vanno bene per il Monopoli. 

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