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Ronzulli, "tentativi gravissimi": cosi provano a far fuori Berlusconi

Salvatore Dama
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Partiamo dal Ppe. Che cancella un evento a Napoli dopo le parole di Berlusconi sull’Ucraina.
«Una decisione gravissima, un atto d’ostilità, che rispediamo al mittente, e un’entrata a gamba tesa nei confronti di un intero partito, con l’obiettivo di spaccarlo e di separare il presidente Berlusconi da Forza Italia, di cui è l’incarnazione». Parla Licia Ronzulli, presidente dei senatori di Fi.

Weber un anno fa voleva Berlusconi presidente della Repubblica. Quando si sono incrinati i rapporti?
«Ricordo anche che Weber andò per ben due volte ad Arcore per ottenere il suo sostegno per fare il commissario e, non riuscendoci, chiese di fare il capogruppo del Ppe. Per far incrinare i rapporti bisogna essere in due, e non è questo il caso. Weber ha ceduto alle pressioni di alcuni esponenti del Ppe. Eppure il presidente Berlusconi e Forza Italia non hanno mai lasciato alcun margine di ambiguità sulla crisi dell’Ucraina. È noioso dover ripetere sempre le stesse cose: abbiamo votato tutti e sei i decreti per l’invio delle armi, e faremo lo stesso con i prossimi».


Ma davvero c’è un tentativo in atto nel Ppe per dividere Forza Italia?
«Sono sorpresa, e non poco, degli attacchi contro un uomo di pace, che perla pace ha sempre lavorato. Sarebbe superfluo ricordare gli accordi di Pratica di mare e la storica stretta di mano fra Bush e Putin, di cui Berlusconi fu l’unico artefice. Il pensiero torna anche a quel primo marzo del 2006, quando Berlusconi venne invitato come ospite d’onore a Washington per parlare al congresso americano in sessione plenaria. Prima del leader azzurro, l’onore per l’Italia era toccato solo a esponenti della prima Repubblica. “Gli Stati Uniti – disse - hanno sempre potuto contare su un alleato solido e leale, pronto ad assumersi la responsabilità di essere al loro fianco per la difesa della libertà. Abbiamo dimostrato ovunque quanto sia stato necessario l’impegno concreto dell’Italia. Ne siamo profondamente orgogliosi”. Il presidente, sottolineò anche che “la Nato deve quindi restare lo strumento fondamentale per garantire la nostra sicurezza. I legami tra il popolo americano e il popolo italiano hanno radici lontane e profonde. Sono sicuro che continueranno a rafforzarsi e che gli USA troveranno sempre nell’Italia una nazione con la quale condividere la medesima vi- sione del mondo”».
 

Torniamo al 2023.
«C’è da chiedersi perché, con il rischio di una pericolosissima escalation della guerra, e con il rischio che possa coinvolgere i Paesi della Nato, sia considerato così grave chiedere che si apra quanto prima un tavolo per le trattative di pace e proporre un piano Marshall per aiutare la ricostruzione dell’Ucraina. Un partito come il Ppe, che si ispira ai valori cristiani dovrebbe avere proprio quest’obiettivo».

Altro tema, il Superbonus: Fi chiede al governo di non porre la fiducia, perché intende presentare emendamenti. Cosa va cambiato nel decreto?
«Sempre con spirito di collaborazione e con il consueto senso di responsabilità, dobbiamo lavorare per trovare tutti insieme quei correttivi che ci permettano di migliorare il testo, con un occhio ai conti pubblici, che nessuno ha intenzione di sfasciare. Di certo, nessuno si fa tirare per la giacca dalla propaganda distruttiva dei 5Stelle: se ci troviamo a questo punto di criticità è perché sono loro ad aver scritto talmente male le norme sul superbonus da aver favorito le tantissime truffe ai danni dello Stato. La pacchia è finita, le regole adesso cambiano, cercando di tutelare imprese e lavoratori».

Giorgetti ha spiegato che il Superbonus rischia di far saltare i conti pubblici. Per le associazioni di categoria ci sono 100mila posti di lavoro a rischio e aziende che non riescono a riscuotere i propri crediti. Forza Italia con chi sta?
«Intanto è importante che il governo abbia invitato al tavolo le categorie interessate. Forza Italia è dalla parte della ragionevolezza per non sfasciare i conti dello Stato e allo stesso tempo non rischiare di mandare a casa 100mila lavoratori. Cerchiamo delle soluzioni per andare incontro a coloro che hanno fatto i lavori rispettando le regole, che ancora aspettano i crediti maturati due anni fa e rischiano di fallire».

 

Tutta questa dialettica interna alla maggioranza non finisce per mettere a rischio il governo?
«Il governo non è assolutamente a rischio. La sana dialettica c’è sempre quando ci sono più partiti con anime diverse. Ci confrontiamo e alla fine, come sempre, si fa la sintesi. Sarebbe però opportuno che il testo di un provvedimento destinato al consiglio dei ministri non arrivasse all’ultimo. Perché questo ci impedisce di fare un’analisi preliminare e, con spirito di collaborazione, di lavorare per contribuire a migliorarlo».

Dopo l’assoluzione di Silvio Berlusconi, Forza Italia è tornata a chiedere una commissione d’inchiesta sulla giustizia politicizzata. Ipotesi che non entusiasma Fratelli d’Italia.
«Cominciamo con il dire che Forza Italia non ha chiesto la Commissione d’Inchiesta dopo l’assoluzione del presidente Berlusconi, ma si tratta di una proposta di legge presentata all’inizio della legislatura, che ricalca alla lettera quella della precedente, firmata da tutti gli esponenti di maggioranza. Per quanto riguarda il merito, non è una Commissione contro qualcuno, ma per accertare se nella storia giudiziaria degli ultimi trent’anni ci sia stato un uso politico della giustizia. Credo che questa pagina di verità la si debba ai cittadini».

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