Berlusconi-Renzi, dopo la sentenza... clamorosi boatos politici
Tra i leader dell’opposizione, Matteo Renzi si conferma un caso a parte. Appreso dell’assoluzione di Silvio Berlusconi, gli ha subito telefonato per congratularsi. Un colloquio «molto caloroso», riferiscono da ambedue le parti. Nel quale, commentata la notizia e detto ciò è facile immaginare di certe procure, i due si sono ribaditi stima reciproca e hanno confermato la volontà di far agire i loro partiti d’intesa sulla riforma della giustizia.
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Il fiorentino ha voluto che il suo gesto rimanesse privato, lasciando a Raffaella Paita, capogruppo di Azione-Italia viva in Senato, il compito di dire che «l’assoluzione di Silvio Berlusconi è una buona notizia». Tutta gioia, per il Cavaliere. «Renzi è stato l’unico leader dell’opposizione che lo ha chiamato e lui lo ha molto apprezzato», raccontano da Arcore. «Come ha apprezzato che i renziani ed alcuni calendiani si siano uniti alla standing ovation che il centrodestra gli ha dedicato la Camera».
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Il caso vuole che questo nuovo scambio di amorosi sensi avvenga nel momento in cui l’accordo tra Renzi e Carlo Calenda mostra le prime crepe. I due ieri hanno fatto uscire un comunicato congiunto per assicurare che «condividono l’idea di accelerare sul partito unico dei riformisti», ma queste parole non dicono tutto. La batosta rimediata alle Regionali ha lasciato ferite profonde. Anche perché Renzi si era raccomandato di mettere sul simbolo della loro lista in Lombardia il nome della Moratti al posto di quello di Calenda, in modo da attirare i voti degli elettori che andavano ai seggi per lei. Consiglio che Calenda non ha seguito, e pure per questo la lista «Letizia Moratti presidente» ha incassato quattro consiglieri contro i tre di Azione e Italia viva, che pure avevano ottenuto più preferenze, e a Bergamo non è stato eletto il calendiano Niccolò Carretta. Così, per un Calenda che inizia ad allontanarsi da Renzi, c’è un Berlusconi che non se n’è mai andato. Oggi il quadro politico pare stabile, ma se domani qualcosa dovesse cambiare, ognuno dei due ex premier sa che potrà giocare di sponda con l’altro. E che l’intesa tra loro potrebbe fare la differenza.
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