Vittorio Feltri, regionali: vince chi ha più voti, il resto sono solo scuse
Quasi tutti i politici semicomunisti, sostenuti da commentatori televisivi e della carta stampata, attribuiscono al cosiddetto astensionismo la causa principale della batosta elettorale subita recentemente. I nostri – dicono gli sconfitti - non sono andati a votare perché gli italiani sono stanchi e pure nauseati di essere guidati da un governo di destra. Cioè da gente che non pensa alle esigenze del popolo e si preoccupa soltanto di menare il can per l’aia. Inoltre sono convinti che il massiccio rifiuto della gente di recarsi alle urne sia un fenomeno tipicamente nostrano. E questa è una balla. In quasi tutte le democrazie consolidate e mature, non solamente europee, coloro che esprimono la propria preferenza politica su una scheda costituiscono una minoranza, forse nella convinzione che chiunque comandi cambi poco, quasi nulla.
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D’altronde è vero che il voto è un diritto, però non è un obbligo per cui una larga fetta della massa se ne frega di partecipare alla competizione. Si annoia, non crede ai discorsi dei tribuni, rifiuta di uscire di casa la domenica e pure il giorno seguente per tuffarsi in una stanza dove si raccolgono i suffragi. I cittadini sono annoiati, la ripetitività stucchevole delle elezioni ha fatto perdere loro il piacere di poter scegliere da chi essere amministrati. In Italia il fenomeno del rifiuto a scegliere gli amministratori della cosa pubblica è stato accentuato da diversi fattori. Lo scorso settembre si sono celebrate le consultazioni nazionali, vinte con le mani in tasca da Giorgia Meloni. E la gente ha pensato che i giochi ormai fossero fatti. Cosicché i lombardi e i laziali in larga misura hanno rinunciato a un replay per evitare una scocciatura. Se poi aggiungiamo che le regionali si sono svolte il giorno seguente alla disputa canora di Sanremo, che in sostanza è stata replicata per l’intera domenica, occupando il video fino alla nausea, ma suscitando la curiosità di parecchi abbonati alla Rai, si capisce perché abbiano trascurato la cabina elettorale.
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Vero che poi al lunedì fino alle 15 c’era la facoltà di tracciare la croce sul simbolo preferito, ma una moltitudine ha preferito recarsi al lavoro, dovendosi presentare in ufficio o in fabbrica alle ore 8. Per cui addio crocetta sui simboli della sinistra e della destra. Diciamola tutta. Quelli che hanno trascurato di esercitare il voto sono all’incirca la metà conservatori e la metà progressisti. Nessuno dei due schieramenti pertanto ne ha sofferto ai fini del risultato. Ogni dibattito che si sta sviluppando sull’assenteismo pertanto è fasullo. Vince sempre chi ha preso più voti a prescindere dalla quantità dei votanti. Il resto è chiacchiera gratuita.
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