Matteo Salvini "finito"? Come gode il leghista: occhio a questi titoli
Il giorno dopo la vittoria in Lombardia e Lazio ha un sapore ancora più dolce per Matteo Salvini, che si gusta pure la risalita della sua Lega. Eppure c’è stato un momento, nel recente passato, in cui i media hanno provato a ballare sul presunto cadavere politico del Capitano. A leggere le cronache di quotidiani e testate online viranti a sinistra, sembrava che il Carroccio fosse destinato alla rottamazione, che Salvini potesse aspirare al massimo a un lettino su una spiaggia di Milano Marittima e Attilio Fontana a una panchina dei giardinetti nella sua Varese.
Così Repubblica titolava “Il tracollo di Matteo Salvini parte dal Nord” e “Ora rischia la leadership”, per il Corriere invece “Matteo Salvini e la Lega, la leadership è diventata fragile. E ora traballa in Lombardia il bis di Fontana”, abbiamo visto... Per non parlare di chi, dopo vent’anni, ha riscoperto le virtù politiche di Umberto Bossi-fino al giorno prima trattato come un paria -, le sue istanze indipendentiste e i suoi seguaci, che improvvisamente venivano dipinti come una via di mezzo tra il cardinale Mazzarino e il conte Cavour.
E allora ecco i titoloni roboanti: “Capitone al Carroccio e al cartoccio” (Dagospia), “Lega, aria di scissione dopo le picconate di Bossi” (La Stampa), “Lega verso la scissione ma per i parlamentari non c’è problema (il sito Today), “Scissione nella Lega Lombarda, nuovo schiaffo a Salvini: il Comitato Nord di Bossi fa paura” (Il Riformista), “La fronda anti-Salvini del Nord: dal Comitato di Bossi alla rabbia leghista in Veneto” (La Stampa) e ancora “La scissione della Lega in Lombardia è ormai completa” (il Domani).
FINE INGLORIOSA - I nostri lettori sanno bene come è finita la vicenda dei quattro frondisti, espulsi e sconfessati anche da Bossi dopo aver formato un gruppo autonomo al Pirellone. E che dire del nuovo astro nasi sono dimostrati completamente errati - che la vedevano vincente contro tutto e tutti, anche all’interno di scenari francamente improponibili. Dagospia titolava: “Sondaggi pieni di Letizia. Il povero Attilio Fontana è sbiancato di fronte alle rivelazioni che danno la Moratti vincente in Lombardia, sempre e comunque” e ancora “È un brutto colpo anche per Salvini, che si è dovuto trincerare dietro il candidato del Carroccio”. Per La Notizia “La faida della Lega riapre la sfida in Lombardia”. I risultati delle regionali sono ancora freschi, ma giusto per sfizio ricordiamo che il perdente Fontana ha chiuso con oltre il 54% dei consensi e la “pigliatutto” Moratti non ha raggiunto il 10%.
RISATE - Insomma, a rileggerli oggi, quei titoli e quei commenti, strappano più di un sorriso. Anche a Salvini, che interpellato sulla questione durante un collegamento in diretta su 7Gold, confessa pure lui di provare un certo divertimento: «Sapevo che i risultati sarebbero arrivati. Alcuni mezzi d’informazione, che non fanno critica ma sono dediti all’insulto, spesso pagati con denaro pubblico, mi hanno allungato la vita...». Poi il discorso scivola sulle tv: «Quelle locali hanno fatto più servizio pubblico che certe tv nazionali, che manco hanno ricordato che si votava in Lazio e Lombardia. Se uno avesse dovuto decidere in base alla Rai, in base a quello che ha visto all’ultimo Sanremo, cosa avrebbe dovuto fare? Evidentemente i cittadini sono molto più concreti e pragmatici». Impossibile, infine, non parlare del canone e del suo futuro: «Se non rispondi alle polemiche, a litigare con Fedez, con Tizio, con Caio, questo non vuol dire che il canone Rai in bolletta vada bene così, che la Rai funzioni così - spiega Salvini ad Aria pulita su 7Gold -, che gli stipendi milionari debbano proseguire e che gli agenti privati possano andare e fare sulla televisione pubblica pagata dagli italiani». Per questo secondo il leader della Lega serve «una profonda riflessione sul ruolo del servizio pubblico e sul fatto che gli italiani debbano continuare a pagarlo, va fatta. Togliere il canone dalla bolletta sì, lavorare per abbassarlo o, se ce la facciamo, addirittura per azzerarlo è un dovere. A prescindere da Sanremo, ma i costi miliardari in un momento come questo non possono essere messi a carico dei cittadini». E in serata, tornando sull’argomento, ha confermato che «i risultati elettorali non c’entrano nulla con il futuro che abbiamo in testa per la Rai. Una riflessione sul futuro di una televisione pubblica più moderna, snella, efficiente, pluralista e meno spendacciona è assolutamente doveroso».