Letizia Moratti, il retroscena: a che poltrona mira dopo il flop
Il bus elettorale. Il video in cucina, versione cuoca, con la ricetta iper calorica. L’invasione sui social, peraltro senza badare a spese (roba da 50mila euro in su, dicono). E poi manifesti, serate a tema, e a cena, apparizioni in piazza e in tv. Insomma Letizia Moratti, candidata a perdere del Terzo polo, nella campagna elettorale per le regionali della Lombardia, andata in archivio senza troppi patemi d’animo, ha usato tutto l’arsenale, spendendo tutto quello che c’era da spendere. Del resto donna Letizia è sempre stata abituata a metter mano al portafoglio, pur di usare l’armamentario necessario. Per dire. Nel 2011, perla disastrosa campagna elettorale delle amministrative contro Giuliano Pisapia, la Moratti spese 9 milioni e 700mila euro. Con lo stesso risultato: tanto rumore per nulla. Perché non è certo con le campagne elettorali milionarie, spendendo cifre importanti, che si ottengono i voti. Gli elettori li devi convincere. Mica sono follower o like sui social. Quelli sì, lì puoi pure acquistare, senza dover conquistare nulla.
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E nulla ha conquistato la Moratti, che resterà fuori dal Consiglio regionale della Lombardia, non essendosi candidata formalmente nelle liste, ma presentata solo come candidata alla presidenza. E pensare che se fosse rimasta nel centrodestra, mantenendo fede alla sua storia politica, oggi si parlerebbe di lei come possibile vice presidente della prossima giunta Fontana. Invece, con meno del 10% ottenuto alle regionali (la sua lista si attesta attorno al 5,5%), ora dovrà iniziare a studiare per le europee del prossimo anno, forse il suo vero obiettivo, considerando questa tornata elettorale solo un test, peraltro andato male. L’effetto traino del Terzo polo non c’è stato e la luna di miele con gli elettori di Renzi e Calenda è già finita. Ammesso ci sia mai stata davvero.
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NON SI ARRENDE - «Dalla Lombardia partirà una proposta nuova. Si vince comunque se ci si mette in gioco se si crede in un progetto e in un programma di cambiamento», sostiene la Moratti, «è stata una campagna breve, quasi anestetizzata, senza confronti tra candidati e programmi e questo ha penalizzato la partecipazione al voto che si è polarizzato su partiti strutturati, trainati dal partito della Meloni». La debacle del Terzo polo ha portato a una prima conseguenza: si è dimesso il segretario lombardo di Azione, Niccolò Carretta. Nel pomeriggio il messaggio affidato a un Tweet: «Ho comunicato al segretario Calenda le mie dimissioni da segretario regionale di Azione. Il risultato è fallimentare e dimostra l’incomprensibilità delle nostre scelte che non sono stato in grado di contrastare». «Credo che gli elettori meritassero una coalizione unita», chiosa Pierfrancesco Majorino, «aver rotto l’accordo con noi è stato fallimentare». Invece che insieme, e la somma non giustifica sogni di gloria, ognuno ha perso per conto suo. «Il centro e la sinistra non sono mai stati in partita, neanche uniti», chiosa Carlo Calenda. E cosi è stato.