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Regionali, "dato mai visto prima": il fattore decisivo

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Mentre il centrodestra si gode i trionfi elettorali in Lombardia e nel Lazio, il centrosinistra è chiamato a fare i conti con l’astensionismo. I dati emersi da questa chiamata alle urne devono far riflettere tutti, ma è soprattutto dalle parti di Pd-M5s-terzo polo che urge un cambio di rotta: è evidente che il centrodestra unito è molto più attrattivo del centrosinistra, che sia in Lombardia che nel Lazio si è presentato frammentato e già sconfitto in partenza. 

 

 

L’affluenza registrata in Lombardia è la più bassa di sempre per un’elezione regionale: ha votato soltanto il 41,6% degli aventi diritto; il precedente record negativo risaliva al 2010, quando votò il 71,9% dei lombardi. In quel caso fu confermato per il centrodestra Roberto Formigoni, al quarto incarico da presidente della Regione. Cinque anni fa si votò in una sola giornata e l’affluenza fu del 73,1%, con Attilio Fontana che diventò governatore con il 49,6% dei consensi. Record negativo anche nel Lazio, dove l’affluenza è stata del 37,1%: quasi la metà di quella di cinque anni fa, quando era andato a votare il 66,5% degli aventi diritto. 

 

 

“L’astensione colpisce soprattutto noi”, è l’analisi di Matteo Ricci, responsabile dei sindaci del Pd. “Male le opposizioni divise e non competitive - ha aggiunto - ricostruire sarà un lavoro duro ma risorgeremo”. Nel corso della maratona Mentana è invece intervenuto il giornalista Antonio Padellaro, secondo cui da queste elezioni regionali emerge il rischio di “una rottura sentimentale tra il blocco progressista e il proprio elettorato".

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