Cerca
Cerca
+

Cozzolino, che poltrona gli aveva dato il Pd: sindaco in imbarazzo

Gaetano Manfredi

Paolo Brambilla
  • a
  • a
  • a

Lacrime napoletane? Certo, ma anche tanto imbarazzo. Il «caso Andrea Cozzolino» scuote tanto il Partito democratico quanto Palazzo San Giacomo.
L’eurodeputato partenopeo, raggiunto venerdì da un mandato d’arresto europeo per lo scandalo Qatargate, era stato inserito dal sindaco Gaetano Manfredi nella cabina di regia della Citta Metropolitana (l’ex Provincia) sul monitoraggio della spesa dei fondi europei e del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Pnrr. Incarico immediatamente ritirato, lo stesso primo cittadino si è affrettato a spiegare di aver «deliberato la revoca della nomina» proprio «a seguito dell’evoluzione della relativa vicenda giudiziaria».

L’INCARICO - Inoltre «la cabina – ha spiegato Manfredi - non si è mai insediata e non ha svolto attività alcuna». Il mandato d’arresto europeo era stato notificato nella giornata di venerdì, per Cozzolino è stato disposto il carcere ed ha già scontato la prima notte nella casa circondariale di Poggioreale di Napoli (ieri sono stati disposti gli arresti domiciliari). Sulla vicenda, infine, Manfredi si è detto «amareggiato», precisando che se «se Cozzolino ha sbagliato deve pagare».

 

 

Le polemiche partenopee, intanto, sono appena iniziate. Apripista l’ex sindaco Luigi De Magistris, immediatamente all’attacco: «È inaccettabile che Manfredi non spieghi perché ha scelto Cozzolino, per il quale sarebbe stato spiccato un mandato di arresto europeo per il Qatargate, ai vertici della cabina di regia della città di Napoli sui fondi pubblici. Il silenzio è sospetto». Parole al vetriolo.

Aria pesante anche in casa Pd. Se i dem possono tirare un piccolo sospiro di sollievo dato che Cozzolino si era già autosospeso dal partito qualche settimana fa, è fisiologico che il partito ne esca molto indebolito. In Italia e a Napoli, dove nessuno ha voluto commentare ufficialmente la notizia.
Eppure l’europarlamentare non è certo un dirigente che si trovava a passare lì per caso. Figlioccio prediletto (e assessore) di Antonio Bassolino durante gli anni da presidente della Regione Campania, è stato a lungo dirigente di primo piano dei Ds prima e del Pd successivamente. Notissima un’altra vicenda spiacevole, quella delle primarie a sindaco di Napoli nel 2011. Primarie travolte dagli scandali (dagli extracomunitari in fila per votare alle schede modificate di notte) che portarono al commissariamento della federazione e alla successiva sconfitta piddina proprio contro De Magistris.
Uno dei due principali competitor era proprio Cozzolino.

 

 

PRIMARIE - Qualche anno dopo l’europarlamentare ci riprova, questa volta contro Vincenzo De Luca per le primarie regionali, vinte regolarmente dallo Sceriffo. In Campania, infine, Cozzolino si segnala ancora una volta nel 2015 sempre in occasione di elezioni primarie: è sua la paternità del “grande tradimento” nei confronti proprio di Bassolino, quando l’ex sindaco si candida alle primarie e si ritrova contro la senatrice piddina Valeria Valente sponsorizzata proprio da Cozzolino: anche in quel caso la competizione fu travolta da scandali e polemiche per la compravendita di voti fuori ai seggi immortalati in diversi video. Infine l’ultima candidatura alle Europee. Insomma, Andrea Cozzolino è sempre stato uno dei dominus del Partito democratico campano. Difficile glissare sulla vicenda. Vale tanto per il Partito nazionale e del capoluogo, quanto e per il sindaco della città Gaetano Manfredi.

Dai blog