Qatargate, perché ora il Pd non può chiamarsi fuori
Manette per l’eurodeputato Andrea Cozzolino, esponente napoletano del Partito democratico, dotato di seggio a Strasburgo dal 2009. Viene dopo l’arresto di Antonio Panzeri, che la poltrona l’aveva perduta, ma non lo sportello dove ritirare il bottino e dividerlo con quelli della banda. E poi assistenti parlamentari, consulenti, parenti: tutti incardinati a sinistra. Panzeri si era accasato in un altro partito post-comunista (articolo 1 di Bersani e a pagina 5 D’Alema), tanto per variare il menù. Dello stesso eurogruppo parlamentare S&D (socialisti e democratici) la greca Eva Kaili e il belga Marc Tarabella.
E adesso? Sulle colpe dei singoli vedremo, chi siamo noi per giudicare? Presunti innocenti lo sono senz’altro. Il fatto certo è che non stanno balzando su dalle acque dell’ipocrisia mariuoli cattivelli, ma l’intreccio di corruzione della sinistra europea. Come ha potuto questa rete propagarsi? Onestà e questione morale? Balle da offrire come fieno al popolo bue.
Le indagini costringono a prendere atto dell’esistenza di una vera e propria rete, coordinata ed efficiente, per garantire il certificato di Stato di diritto a Paesi che hanno usato questo lasciapassare morale per schiacciare minoranze religiose ed etniche, donne e dissidenti, e avere così via libera ad affari lucrosi e la possibilità di finanziare serenamente parliamo del Qatar - i Fratelli musulmani e le moschee dove si sono formati militanti del terrorismo jihadista.
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Intanto Cozzolino... Lo hanno afferrato per i piedi e trascinato nel pozzo nero i suoi compagni di fede, ma amici no, proprio no. Il suo nome è apparso dapprima in certi documenti dell’intelligence marocchina, al servizio non tanto del re maghrebino ma degli emiri del Qatar. Panzeri ha indicato lui come strumento privilegiato per piegare le leggi e i trattati della massima istituzione europea alle voglie dei padroni del calcio mondiale e dei nostri grattacieli, oltre che meravigliosi fornitori di gas a prezzo equo.
Ho usato l’espressione “compagni di fede”. Fede in che? Nel sol dell’avvenire? Prima di splendere sulle masse popolari, a quanto pare, l’astro doveva provvedere a scaldare l’avidità dei suoi adoratori. Qui non si tratta di singoli spuntati dal nulla, ma della fioritura di piante carnivore che hanno trovato terreno idoneo per nascere, crescere, coordinarsi.
Il Partito democratico a dicembre si era chiamato fuori dallo scandalo, constatando l’approdo bersaniano di Panzeri, capo emerito dei sindacalisti comunisti di Milano. Ora sta conducendo una operazione ovvia da acchiappagonzi. Si erge ad accusatore dei reprobi, annuncia che si presenterà come parte civile al processo perché si ritiene danneggiato dai suoi sodali.
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Ma qui dovrebbero essere gli italiani a presentarsi come parte civile contro il Pd che li ha selezionati e poi coperti, senza mai trovare il modo di farli sentire fuori posto. Ci stavano benissimo nella sinistra, sono pescecani che in quelle acque nuotavano sereni. Ha ragione il Ppe a denunciare il doppio standard usato da S&D, sbandieratore spudorato della propria diversità, ed oggi con la pretesa di aprire ali d’angelo per volare sopra le sue deiezioni. Questi partiti hanno offerto la mascherina rossa ai propri partigiani per rapinare la buona fede dei cittadini europei.
P.S. Con tutto questo, il protagonismo del magistrato inquirente di Bruxelles non ci piace, bisogna vigilare comunque sui metodi. Il garantismo vale specie per chi gli avversari. Quando Michel Claise, il procuratore alle prese con il Qatargate, accusa la politica in quanto tale e invoca manifestazioni di piazza a sostegno del suo repulisti, francamente ci fa paura. In Italia abbiamo già dato.