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Luca Ricolfi contro Bonaccini: "Conformismo post-comunista"

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"Elly Schlein non è fuori gioco". Luca Ricolfi, sociologo e politologo dell'Università di Torino, parla di una partita, quella delle Primarie, ancora da giocare. Discorso simile sulle Regionali, le cui previsioni potrebbero in fretta essere ribaltate: "Non sarei così sicuro di una doppia sconfitta. Comunque, a livello nazionale i sondaggi dicono che i partiti di governo sono tuttora sotto il 50 per cento dei consensi, e le opposizioni, considerate nel loro insieme, sono prossime al 48. In queste condizioni di sostanziale parità le alleanze e le candidature diventano decisive". Il riferimento del presidente della Fondazione Hume è alla competizione con il centrodestra: "Senza il Terzo polo non ce la fanno, e per ora Renzi e Calenda a entrare in un'ammucchiata anti destra non ci pensano proprio". 

 

 

Ma questo non è il solo consiglio che Ricolfi lascia ai dem: "Per farci capire davvero come la pensano, i candidati del Pd dovrebbero prendere posizioni sulle scelte difficili, non sulle finalità ovvie. Come Fondazione Hume abbiamo preparato un questionario che uscirà giovedì da sottoporre loro su questo". D'altronde al momento tutti e quattro, Schlein, Stefano Bonaccini, Gianni Cuperlo e Paola De Micheli vantano il "complesso dei migliori". La riprova? "Basta leggere i programmi dei quattro candidati alla segreteria del Pd per rendersene conto".

 

 

A colpire il sociologo un dettaglio che accomuna le mozioni di tutti i candidati: "Quasi tutto quel che viene proposto ha costi enormi ed è condivisibile da chiunque, compresi molti esponenti del centrodestra". E a nulla servono le retromarce di Bonaccini su lavoro e autonomia differenziata. La sua, infatti, rimane "la più lunga e legnosa delle quattro mozioni, per rendersi conto di quanto conformismo post-comunista continui a operare nei suoi schemi mentali". Insomma, il Partito democratico farebbe bene a essere rivisto. A non andare giù al "popolo di sinistra" la convinzione che "il Pd fosse troppo di destra, e che il male sia stata la stagione renziana. Questo condanna la sinistra a restare minoranza. Sempre che non arrivi qualche clamoroso sbaglio di Giorgia Meloni"

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