La Russa, schiaffo a Pd e Benigni: "La differenza tra me e loro"
Uno schiaffo a Roberto Benigni, uno schiaffone al Pd. Non va per il sottile Ignazio La Russa, che in una intervista al Corriere della Sera commenta a modo suo la prima puntata del Festival di Sanremo, con il comico toscano a cantare la Costituzione davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
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"È qualche anno che non seguo il Festival - ammette candidamente il presidente del Senato ed esponente di Fratelli d'Italia -. Troppo lungo, con cantanti che per chi ha la mia età sono sconosciuti, spesso palcoscenico di discorsi su altre cose, più o meno condivise o più o meno scontate... Mi annoio molto, lo confesso". La Russa però sottolinea di aver trovato "estremamente positivo che il presidente sia andato a Sanremo nel giorno in cui si ricorda l'anniversario della Costituzione". Non ha però visto il monologo di Benigni. Matteo Salvini, sul tema, è stato piuttosto polemico: "Non c'è bisogno di difendere la Costituzione al Festival", criticando anche la sovrabbondanza di materiale "extra-musicale". Per La Russa "parlare di Costituzione non è mai sbagliato, se poi quello sia il posto migliore o il discorso sia stato il migliore possibile non tocca a me giudicare".
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"D'accordissimo" anche sui riferimenti del comico e regista toscano all'Articolo 21: "La prima critica corretta al fascismo è proprio su questo, aver coartato e impedito queste libertà. Quelle che oggi la Costituzione garantisce a tutti. Anzi, assieme al primo, l'articolo 21 è anche il mio preferito della Costituzione", perché "a differenza di Benigni, al quale credo nessuno abbia mai impedito di dire quello che pensava come e quando voleva, a noi giovani di destra per anni e anni è stato vietato di esprimerci nelle scuole, nelle università, nelle piazze".
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"Noi sappiamo che cos'è la censura", prosegue La Russa, che su Repubblica si difende sul tema del busto di Benito Mussolini custodito gelosamente in casa. "E' solo un fatto familiare" ed "è un ricordo di mio padre". Come Tatarella, "condividevo la volontà di far superare alla destra la fase del nostalgismo e di pensare a una destra moderna, europea, che poi per carità può avere differenze nelle valutazioni storiche".