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Anarchia, la storia della parola dal Cinquecento ad oggi

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Massimo Arcangeli
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Il termine anarchia spunta fuori nel Cinquecento, modellato sul greco (anarchía) ma condizionato dal francese (anarchie): «La tirannide d’un Principe è senza alcun fallo perniciosa; peggiore quella di pochi; ma pessima segondo Cicerone, quella di tutto ’l popolo. Tuttavia n(é) anco è s(ì) malvagia come è l’Anarchia, dove non v’è forma di Republica, n(é) alcuno che commandi, o che ubidisca» (I sei libri della Republica del sig. Giovanni Bodino. Tradotti di lingua francese nell’italiana da Lorenzo Conti gentil’huomo genovese [...], Genova, Girolamo Bartoli, 1588, p. 608). Il derivato anarchico sarebbe sopraggiunto nella prima metà del Seicento, anche stavolta in conseguenza dell’irradiazione dal francese (anarchique, 1593).

 

 


Nel 1922 la A inscritta in un cerchio simboleggiante l’anarchia, già accreditata – a trascurare i precedenti – presso la massoneria (che ha sempre potuto contare su una consistente quota di simpatizzanti o affiliati tra gli anarchici), fu eletta a logo dalla Terza Armata (Third Army) dell’esercito americano. Nell’aprile del 1964 le parigine Jeunesses Libertaires avrebbero ideato la versione moderna di quell’A cerchiata, ma il loro tentativo sarebbe fallito; due anni dopo ci avrebbero riprovato i loro omologhi milanesi del circolo Sacco e Vanzetti, riuscendo stavolta nell’impresa, e nei primi anni Settanta, sull’onda della ribellione del Sessantotto, il simbolo si sarebbe fatto notare dappertutto, anche al di fuori del continente europeo.

 

 

Alla base dell’A circolettata, nel giudizio di tanti, vi sarebbero le iniziali di due parole-chiave (Ordre e Anarchie) di un’affermazione di Proudhon, il padre del pensiero anarchico, contenuta nella sua opera più famosa: «La propriété et la royauté sont en démolition dès le commencement du monde: comme l’homme cherche la justice dans l’égalité, la societé cherche l’ordre dans l’anarchie» (Qu’est-ce que la propriété? Ou Recherche sur le principe du Droit et du Gouvernement, 1840). Avrebbe dissentito, col Bodino (Jean Bodin) di sopra, il nostro Giuseppe Mazzini: «L’autorità sola, cioè il consenso universale, forma unità: dove questo consenso non esiste, è anarchia».

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