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Cospito, così il Pd si è fatto usare dalla mafia

Pietro Senaldi
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La narrazione del Pd e dei suoi corifei in quest’ultima settimana è che i deputati di Fdi Giovanni Donzelli e Andrea Delmastro siano due amiconi baciati dalla buona sorte. Un duo che ha preso casa insieme a Roma per festeggiare l’accoppiata vincente ottenuta nella corsa elettorale, che ha come premio un soggiorno remunerato di cinque anni in Parlamento da turisti della democrazia. Giovanni è vicepresidente del Copasir, Andrea è sottosegretario alla Giustizia. L’opposizione insiste a chiedere le dimissioni di entrambi perché il primo, sulla base di un documento non sottoposto a segreto in possesso del secondo, alla Camera ha puntato l’indice contro quattro parlamentari dem rei di essere andati a trovare in cella il terrorista anarchico Alfredo Cospito.

 

 

 

Il detenuto è da oltre cento giorni in sciopero della fame per chiedere l’eliminazione, per lui e per tutti i carcerati, del regime penitenziario del 41-bis. Donzelli ha reso pubblico che la visita della banda dei quattro - Serracchiani, Orlando, Verini e Lai- al bombarolo ha fatto il gioco dei boss mafiosi, che erano in contatto quotidiano con Cospito nel carcere di Sassari e con lui concordavano ogni strategia, come da relazione del Dipartimento Penitenziario. Ecco spiegata la domanda provocatoria del vicepresidente del Copasir ai colleghi del Pd: state con i criminali o con lo Stato?

Da qui la rabbia dei democratici, che accusano gli uomini di Fdi di diffamarli, li vogliono portare in tribunale e sostengono che la squadra della Meloni sia inadatta a governare e che Giorgia sì, ancora ancora può passare perché è bravina, ma gli altri proprio no. Esposti, procure, attacchi, insulti, delegittimazione dell’avversario, questo è lo stile del Pd, partito in campagna elettorale permanente, incapace di un’opposizione costruttiva; politica mai, riflessione tanto meno. Proviamo invece a ricostruire come è andata davvero.

 

 

 

 

 

IL RUOLO DELLA STAMPA

Cospito è al 41-bis da maggio, regime al quale lo ha sottoposto l’ex Guardasigilli di Draghi, Marta Cartabia, senza che idem, i quali sostenevano il governo, proferissero verbo contrario. Il terrorista si è messo in sciopero della fame, guarda il caso, appena insediato l’esecutivo di centrodestra e, più o meno in concomitanza con l’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro, il quotidiano La Stampa, spesso vicino alle posizioni dem, ha fatto della vicenda un caso nazionale. La sinistra, magicamente, ci è balzata subito sopra, con il procuratore anti-mafia Giovanni Melillo, già capo di gabinetto del piddino Andrea Orlando, quando questi era Guardasigilli, che si è espresso per la revoca del 41-bis a Cospito, seguito dal medesimo Orlando e da una nutrita truppa progressista.
Lo schema di gioco della sinistra era palese: costringere il governo a sospendere il carcere duro al bombarolo anarchico per poi accusare Meloni e soci di volere estenderne la revoca a tutti i mafiosi e spingersi a dire che la cattura di Messina Denaro altro non è che l’oggetto di una trattativa tra Fdi e Cosa Nostra, la quale avrebbe venduto il suo capo in cambio di un alleggerimento delle condizioni carcerarie di altri boss. Il punto è che i mafiosi sono più furbi dei pidioti, come li chiama Grillo, i quali pensavano di sfruttare Cospito nel loro interesse ma non sapevano che in realtà Cosa Nostra, attraverso il bombarolo anarchico, si serviva di loro.
Così, quando Serracchiani, Orlando e soci si sono recati nel penitenziario di Sassari, il terrorista in digiuno ha chiesto loro di parlare prima con i boss in carcere con lui. I sempliciotti hanno eseguito l’ordine del criminale, inconsapevoli che questo fosse il segnale richiesto a Cospito dalla criminalità organizzata per dimostrare che i parlamentari dem, inconsapevoli e per tutt’altri interessi, gli rispondono.

 

 

 

CHI ACCENDE LA MICCIA

A questo punto, a guastare la festa, è arrivato l’intervento alla Camera di Donzelli, che ha suscitato le ire del Pd essenzialmente perché gli ha rovinato i piani rendendo evidente alla nazione, compreso un attonito quanto rabbioso Pd, che, come insegna Lenin che li ha inventati, alla fine tra comunisti ed ex comunisti, gli utili idioti non mancano mai. Poiché errare è umano ma perseverare è sinistro, nell’opposizione è partita una processione di autorevoli esponenti in visita a Cospito, pronti a riportare parola per parola all’esterno il pensiero del detenuto, che attraverso i parlamentari dell’opposizione è stato messo in grado di mandare messaggi in codice ai suoi compagni, aggirando agevolmente il 41-bis.
La morale della vicenda è racchiusa nel messaggino che mi ha mandato ieri mattina un pescatore di 92 anni, ignaro della mia ricostruzione, che riporto integralmente: «Ragazzo, il 41-bis è solo un pretesto del Pd per scatenare l’inferno. Quelli da mesi stanno cercando il modo per levare di mezzo i loro avversari, che inaspettatamente si sono presi il potere, cosa per la sinistra inaccettabile. Le hanno provate tutte, ma non si arrendono e usano i loro metodi. Vogliono eliminare la loro nemica e la sua banda a qualunque costo. A loro non importa niente del benessere degli italiani. A loro importa solo il benessere del Pd. Hanno capito che di questo passo vengono fatti fuori e che è inutile azzuffarsi per le primarie, tanto non c’è futuro. Per loro, Cospito e gli anarchici sono l’ultima occasione per scatenare la rivoluzione. Sono abili a tramare. Faranno in modo nei prossimi giorni di istigare, accendere micce, aggregare i centri sociali, gli antagonisti e gli studenti (che per il Pd sono sempre stati una facile preda) agli anarchici e scatenare l’inferno. Ragazzo, non gliene frega niente dell’Italia, di precipitarla nel caos. Devono rovesciare il potere, costi quel che costa; poi, se resta qualcosa, bene. Altrimenti, non fa niente». Ecco cosa pensa del Pd la gente semplice. I mafiosi e Cospito lo hanno capito. Fdi pure. I dem? Non hanno specchi in casa...

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