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Carcere duro, la sinistra vuole l'esclusiva del giustizialismo

Iuri Maria Prado
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Potrebbe avere ragione o torto la sinistra che spulciasse il curriculum garantista della destra, ma farebbe bene o male il suo lavoro. Sul carcere duro e sulla giustizia in generale, invece, la sinistra fa tutt’altro: in buona sostanza, perde la trebisonda perché è la controparte a menare le danze. Quale sia poi la musica, non importa nulla.

 

 

Deve essere la sinistra a far crepare in carcere gli ergastolani malati di cancro, mica può essere la destra a prendersene il merito. Deve essere la sinistra a spezzare le reni al mafioso ingabbiato, perché l’antimafia è fondata sulla Resistenza. E il 41-bis non è la norma buona o cattiva secondo il giudizio che ciascuno può averne: c’è un 41-bis progressista, e perciò buono, quando l’applicazione della misura è concomitante con la sinistra al governo; e c’è un 41-bis su cui costruire montagne russe di supercazzole democratiche quando il governo della giustizia è affidato alla maggioranza fascistona.

 

 

 

L’alternativa di sinistra in materia di giustizia è di tipo sostitutivo. Solo che l’avvicendamento non riguarda una linea politica che sostituisce l’altra, ma la parte che la imprime. E cioè la sinistra rimessa nel posto che occupava: con la stampa coi fiocchi e con le procure della Repubblica più rassicurate.

C’è un solo modo per ripristinare in Italia il giustizialismo come si deve: che sia la sinistra a garantirlo. Fino ad allora, accidenti, la forca democratica possiamo scordarcela.

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