Concita De Gregorio contro Donzelli: "Trilocale vista mafia"
"Trilocale vista mafia". Concita De Gregorio riassume così, con sprezzo, la polemica politica su Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo di Fratelli d'Italia e deputato, e Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia, suo compagno di partito nonché coinquilino a Roma. Entrambi i meloniani sono finiti sotto l'attacco del Pd per le parole su Alfredo Cospito, le sue saldature con i mafiosi in carcere sull'abolizione del 41 Bis e le visite in cella di alcuni parlamentari di spicco democratici, tra cui Debora Serracchiani, Orlando e Verini. Da sinistra chiedono le dimissioni dei due politici, e la De Gregorio, sulla Stampa, ironizza in maniera piuttosto greve sul modo in cui Delmastro avrà rivelato a Donzelli il contenuto dei presunti (sulla questione non è ancora stata fatta chiarezza) documenti riservati.
"All’odore del caffè ci si trova spettinati lì davanti ai fornelli - in mutande, in pigiama - e si fanno due parole. Senti ma questa storia di Cospito? E niente dice che era d’accordo coi mafiosi. In che senso? Sì, ho visto le carte, le intercettazioni: due della camorra e della ‘ndrangheta amici suoi, si mettevano d’accordo. Veramente, fa’ vedere. Così, fra uomini di governo della cerchia stretta del primo ministro. Fra gente custode di segreti di Stato che maneggia i dossier come fossero gli appunti di estimo, dai che ti do i miei così fai bella figura, o gli screenshot dei messaggini della morosa, guarda che mi ha scritto, leggi leggi".
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Ovviamente, precisa Concita per non incorrere in disastrose querele, il suo pezzo è tutto frutto di fantasia. Epperò, politicamente, la sua accusa è circostanziata assai. D'altronde, nota maliziosa, "Nn si capisce niente della politica romana senza avere contezza della toponomastica degli alloggi, delle convivenze, di chi incontri la sera nell’androne: un cardinale, un portavoce, la popolarissima trans del terzo piano – come fu nel caso di una deputata veneta timorata di Dio che, un paio di legislature fa in zona Pantheon, finì per condividere le cene tardive con la Lori che di politica, per via delle frequentazioni diurne in pausa pranzo delle Camere, ne sapeva più di lei e la istruiva. Amiche del cuore, tuttora".
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Donzelli e Delmastro, aggiunge con veleno, "si danno cameratescamente, avverbio doppiamente appropriato, una mano". Donzelli, spiega, "lo mandano avanti" in tv "per le sue doti di comunicatore – svelto, logorroico nella versione accelerata del comiziante, non in quella dolente del pensatore, uno di quelli che alza il tono di voce per non mollare la parola". L'aveva intervistato a In Onda, su La7, e non era andata benissimo. Donzelli aveva "risposto a prescindere dalla domanda", svicolando "come fanno certi studenti furbi sperando che il prof sia in fase di digestione post-prandiale". Arrivando a Cospito lo aveva definito terrorista, "C’è stata allora qualche tensione nel dialogo al termine del quale, finita la diretta, con mia grande sorpresa per assenza di reciprocità, ha detto: grazie, mi sono trovato benissimo".
Quindi ribadisce le accuse alla "inadeguatezza e l'analfabetismo istituzionale" dei rappresentanti di Fdi, Donzelli per primo: "Gestire un governo non è un reality, non è l’occasione per fare il numero dallo scranno usando carte giudiziarie riservate (utili a qualche indagine, probabilmente, e così rese inutili) come cartucce per battute a effetto". Quelle sono diritto esclusivo di qualcun'altro, e solo a sinistra.