Anarchici-camorra, ecco il documento che svela il patto
Usare il caso Cospito per abolire il 41 bis, il carcere duro. Da sempre bersaglio delle principali organizzazioni criminali. È quello che, da settimane, cercano di fare boss e criminali di ogni tipo. Era un sospetto. Ma è diventato realtà, ieri, nell’Aula di Montecitorio. La prova, infatti, è in conversazioni recentissime avvenute tra Cospito e vari esponenti di primo piano di associazioni criminali, dalla mafia alla ‘ndrangheta alla camorra. Colloqui avvenuti nel passaggio da un’ala all’altra del penitenziario o durante ore d’aria concesse ai detenuti (anche in carcere duro). Conversazioni riservate, presumibilmente riportate dagli agenti della polizia penitenziaria, tenuti a controllare le parole che si scambiano i boss. E che poi riportano in periodiche relazioni inviate al Dap (il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria). Il quale, a sua volta, è tenuto a spedirli al ministero della Giustizia. Ed è lì, come lui stesso ha affermato, che Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir, li avrebbe consultati. È stato Donzelli, poi, a parlarne a Montecitorio, scatenando una polemica non tanto sul contenuto dell’informazione, quanto sul come e quando ne sia venuto a conoscenza.
Tutto succede durante la seduta di ieri mattina alla Camera dei deputati, convocata per istituire la commissione anti-mafia. Sono passati da pochi minuti le 10. Donzelli vuole argomentare perché sia giusto mantenere il regime del 41 bis all’anarchico, pur consentendogli di avere le cure necessarie. E spiega che a sostenere che Cospito sia uno «uno strumento della mafia», non è solo lui. Lo provano «documenti che sono presenti al ministero della Giustizia».
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SCAMBIO CON IL BOSS - Ne cita uno, risalente al 28 dicembre 2022, nel quale si riferisce che «Cospito ha avuto un confronto, mentre passava da un ramo all’altro del penitenziario, con Francesco Presta, un boss della ’ndrangheta». Rivela, quindi, il contenuto del dialogo: «Durante quell’incontro in carcere Presta lo esortava: «Devi mantenere l’andamento, vai avanti”. E Cospito rispondeva: «Fuori non si stanno muovendo solo gli anarchici, ma anche altre associazioni.
Adesso vediamo che succede a Roma». E il’ndranghetista: «Sarebbe importante che la questione arrivasse a livello europeo e magari ci levassero l'ergastolo ostativo». Insomma i due si accordavano per condurre una battaglia, usando il caso Cospito, contro il 41 bis e contro l’ergastolo ostativo. Non solo. Il 12 gennaio 2023, sempre nella casa circondariale di Sassari, Cospito fa altri incontri, di nuovo mentre si spostava per andare a parlare con l’avvocato. «Parlava con Francesco Di Maio, del clan dei Casalesi».
Dunque, la Camorra. «Era il turno dei Casalesi di incoraggiare Cospito ad andare avanti», e il boss dei Casalesi, continua Donzelli, gli avrebbe detto: «Pezzetto dopo pezzetto, si arriverà al risultato”», che sarebbe l’abolizione del 41-bis.
«E poi andava avanti e rispondeva Cospito: «Deve essere una lotta contro il regime 41-bis e contro l’ergastolo ostativo, non deve essere una lotta solo per me. Per me, noi al 41-bis siamo tutti uguali». Infine, il 12 gennaio, incontra i deputati del Pd in visita: Serracchiani, Verini, Lai e Orlando «che andavano a incoraggiarlo nella battaglia. Allora», conclude Donzelli, «voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia!».
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Il Domani, quotidiano diretto da Stefano Feltri, va oltre. E rivela che Cospito, in queste settimane, non avrebbe incontrato solo Presta e Di Maio. Durante le due ore d’aria previste, il detenuto avrebbe parlato anche Pietro Rampulla, l’artificiere della strage di Capaci, l’attentato che uccise Giovanni Falcone, la moglie e gli agenti della scorta. E lo stragista lo avrebbe incitato a continuare la battaglia contro il 41 bis. Ne avrebbe parlato anche con Pino Cammarata, reggente del clan di Riesi, in provincia di Caltanissetta. E a Sassari, ricorda Il Domani, c’è anche un capo dei capi della mafia stragista, Leoluca Bagarella. In conclusione: mafia, ‘ndrangheta e camorra hanno provato, in queste settimane, a sfruttare il caso Cospito per demolire il 41bis.
MOSSE AL MINISTERO - La polemica si è spostata, invece, sulle modalità con cui Donzelli è venuto in possesso di questi documenti. Le opposizioni hanno insinuato che ne sia venuto a conoscenza in quanto vicepresidente del Copasir e ne hanno chiesto le dimissioni. Donzelli, però, ha smentito, dicendo che quei documenti «sono depositati al ministero della Giustizia, non secretati e consultabili da qualsiasi deputato».
Una versione che molti hanno contestato. A sera il ministro Carlo Nordio, ha chiesto al capo di gabinetto, Alberto Rizzo, di ricostruire quanto accaduto. Resta, però, il punto: la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta hanno provato a smontare il 41 bis. Utilizzando il caso Cospito.