Stefano Zecchi si candida con FdI: "Ecco perché lo faccio"
Scende in campo con Fratelli d'Italia, il professor Stefano Zecchi, il quale punta al Consiglio regionale in Lombardia. Alle sue spalle, un'esperienza da assessore alla Cultura a Milano nella giunta Albertini. Ora, sceglie FdI e Giorgia Meloni, anche se ad oggi siede nei banchi del Consiglio comunale di Venezia tra le fila del Partito dei Veneti.
"Mi sono candidato perché credo sia un’occasione per normalizzare la politica italiana dopo 78 anni", spiega Zecchi, professore di estetica, storico e filosofo. E per "normalizzare la politica" sceglie un partito di destra, conservatore. E al Corriere della Sera spiega: "Io non voglio fare il guardiano delle ceneri, ma avere i piedi ben fissi nella tradizione e guardare in avanti. Nostalgie? La mia storia non ha niente a che fare con tentazioni totalitarie e per quanto mi riguarda le mie origini sono ebraiche. Credo che si debba sempre avere lo sguardo rivolto in avanti ma sapendo qual è la tua origine. C’è una frase di Heidegger che mi ha sempre fatto da timone: l’uomo ha sempre potuto fare qualcosa di buono quando aveva un focolare e una tradizione. Il problema è un altro".
E ancora, aggiunge: "Non abbiamo un partito socialdemocratico. Del Noce avrebbe detto che è un errore filosofico aver messo insieme dossettiani e azionisti. Invece credo che il progetto di Meloni stia funzionando". Poi una battuta su quelle che, a suo giudizio, dovrebbero essere le priorità in Lombardia: "Potenzierei fortemente tutto ciò che porta a uno sviluppo della conoscenza scientifica e tecnologica. Sempre però in riferimento alla nostra tradizione umanistica. Uno degli esempi drammatici del Covid è proprio l’ignoranza che c’è nei confronti della scienza e quindi si parla a vanvera. Penso al valore della medicina. Poi cercherei di creare un network con le regioni che confinano con la Lombardia. Vorrei sempre di piu che si guardasse di piu verso l’alto. Rapporti con Austria, Baviera, Svizzera, Slovenia, Sud della Francia in modo da creare un confronto continuo sulla cultura scientifica", conclude il professor Zecchi al Corriere della Sera.