Messina Denaro, Sallusti: "Chi inquina i pozzi della politica non si arrenderà"
Siamo tutti d'accordo: Matteo Messina Denaro lo hanno arrestato i carabinieri e non il governo, ma che figata è che il capo dei capi della mafia sia caduto nella trappola dopo trent'anni di latitanza proprio sotto il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni e Matteo Piantedosi ministro degli Interni. Ancora una volta possiamo dire: fatti non parole. E ancora una volta i fatti smentiscono la narrazione secondo cui in questo Paese la destra sarebbe, se non proprio amica, assai comprensiva con la mafia, tesi in effetti smentita da decine di processi e relative sentenze ma ancora in voga tra i professionisti dell'antimafia e i loro cantori di ogni ordine e grado.
Ieri hanno rosicato duro due categorie di persone, i mafiosi e la sinistra che proprio non gliene va bene una neppure a pagarla. Lo si evince dalle loro stringate parole di plauso all'operazione misurate per non concedere la vittoria all'avversario politico e nello stesso tempo non contraddire platealmente la valanga di fango che da sempre, ma negli ultimi mesi con una certa intensità, i vari Scarpinato, Saviano, il duo Conte-Travaglio e chi più ne ha più ne metta, hanno riversato addosso sul tema a Meloni, Salvini e Piantedosi. Altro che attaccarsi alle Ong o al decreto sui rave: per la seconda volta consecutiva - la prima fu nel 2006 con il predecessore di Messina Denaro, Bernardo Provenzano la mafia viene decapitata sotto governi di destra senza alcun cedimento sul fronte della fermezza tanto è vero che il primo provvedimento dell'attuale esecutivo è stata la conferma, non scontata, dell'ergastolo ostativo altrimenti noto come "carcere duro" per i boss mafiosi.
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Certamente è soltanto una coincidenza, ci mancherebbe altro, ma è curioso che Matteo Messina Denaro per la sua falsa identità avesse scelto il cognome Bonafede, lo stesso per ironia della sorte, dell'ex ministro della Giustizia grillino Alfonso Bonafede che lui sì i mafiosi li stava liberando dal carcere con il pretesto del Covid. Ma detto questo prepariamoci a una nuova stagione di veleni su come e perché il boss sia finito in trappola in modo così banale, su cosa dirà e non dirà. Il circo mediatico-giudiziario che da trent'anni inquina i pozzi della politica non può certo arrendersi all'evidenza dei fatti. Quando i fatti ti smentiscono, avanti con i teoremi, specialità di quella casa.
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