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Autonomia, la risposta a Fini: sbaglia chi si oppone al decentramento

Roberto Formigoni
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La possibilità per le regioni di negoziare con lo Stato forme di autonomia differenziata fu introdotta in Costituzione nel 2001, da una risicata maggioranza formata solo da parlamentari di centrosinistra e sinistra (ma con l'appoggio compatto di tutti i governatori delle regioni). Nel tempo le posizioni si sono rovesciate, con la sinistra contraria, salvo tiepide eccezioni, e il centrodestra (soprattutto la Lega) favorevole. La situazione al momento appare bloccata, anche perchè siamo alla vigilia di un voto in Lombardia e Lazio particolarmente importante. Quali sono le principali ragioni sostenute dagli oppositori? Ne cito tre.

La prima riguarda il vasto numero e l'eterogeneità delle materie ottenibili con l'autonomia, dato che favorirebbe chi vive nelle regioni più ricche. Essi affermano che il trasferimento delle competenze alle sole Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto genererebbe per queste ultime un "surplus" di 21 miliardi. La seconda è che l'autonomia consentirebbe una regionalizzazione così spinta da mettere in discussione la fisionomia dello Stato che diventerebbe federale senza passare da una riforma costituzionale. La terza giudica inaccettabile che il ruolo del Parlamento sia "minimale", potendo esso solo approvare o respingere le intese Stato-Regione, senza poterle emendare.

Ordunque, nessuna di queste ragioni convince! Partiamo dalla numerosità delle materie, essa è stabilita in Costituzione, e come si può pretendere di vietare ciò che è permesso dalla Carta fondamentale? Senza contare che non tutte le regioni chiedono tutte le materie, e che si tratta di un negoziato in cui lo Stato può, anzi deve dire la sua, e concedere solo le materie in cui la regione dia garanzie di saper offrire un servizio migliore ai cittadini. Alla seconda obiezione va risposto che non ci sarà nessun guadagno, nè 21 miliardi nè altra cifra, per le regioni. Non si tratta di guadagno ma della spesa, oggi statale, che le regioni dovranno sostenere per garantire le nuove competenze, non un centesimo in più. Infine il ruolo del Parlamento è garantito dal fatto di poter dire sì o no all'Intesa Stato-Regione, ed è evidente che, onde evitare una bocciatura, sia lo Stato che le Regioni staranno bene attenti ai pareri della Commissione bicamerale sulle questioni regionali. Non esistono dunque obiezioni insuperabili, anzi, l'Italia tutta potrebbe crescere di più se ogni regione potesse dare il meglio di sè. Rimane la nemesi storica per la Lega, che nel 2007 bloccò l'autonomia che la Lombardia aveva già negoziata, per la poco nobile ragione che il governatore lombardo non era leghista. E i lombardi da 16 anni attendono....

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