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Renzi e Calenda, "via al partito unico". Chi vogliono imbarcare

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Il nuovo partito unico di Carlo Calenda, in compagnia di Matteo Renzi e - spera lui - di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova. Il leader di Azione, davanti alla platea dei Liberaldemocratici riunitisi a Milano, annuncia la nascita di un partito unico in grado di correre alle elezioni europee del 2024 e quindi, nel 2027, di "portare al governo del Paese le forze liberali, riformiste, popolari e repubblicane". Perché si sa, l'ambizione non è mai mancata né a Carlo né a Matteo.

"Grazie a Calenda per la paziente opera che sta facendo per dar vita alla federazione", premette dal palco il leader di Italia viva, che tende subito la mano a +Europa: "Sarei felice ci fossero anche loro, e c'è spazio anche per avere un pezzettino di mondo popolare perché stanno stretti sia a destra che a sinistra". Urge ricordare che Calenda e Bonino divorziarono proprio a poche settimane dal voto alle politiche dello scorso 25 settembre e i rapporti, tra Terzo Polo e +Europa, non sembrano propriamente cordiali, anche se Della Vedova sembra già riaprire la porta all'ex amico. "Il partito unico non ha alternativa - prosegue Renzi -, c'è il problema di come lo impostiamo, io credo molto nel processo costituente. Sui tempi e modalità scegliamoli insieme, senza farci prendere dalla 'piddite delle regole'". Il riferimento polemico al moribondo Pd, perso ancora oggi in un dibattito ombelicale sulle modalità delle primarie, è tutto un programma. "Siamo pronti a ragionare con tutti però diamoci un grande obiettivo - taglia corto l'ex premier -: essere nel 2024 quelli che costruiscono l'Europa e un'alternativa in Italia". Le Europee sono una tappa, l'obiettivo grosso è sfidare il centrodestra per Palazzo Chigi tra 5 anni: "Toccherà a noi, non c'è alternativa con Pd e grillini". 

A frenare gli entusiasmi di Renzi ci pensa proprio Calenda: "Se iniziamo a fare a chi è più liberale rimane un circolo di sfiga***i che fanno training autogeno tra di loro. No a un circolo di illuminati, così non funziona". Serve, spiega, "un partito contendibile, quando vai a fare tesseramento sul territorio e devi equilibrare la buona e la mala rappresentanza, se non fosse così avremmo tutti il 45% e non staremmo ancora a discutere qui. Siamo un'area con differenze profonde ma che hanno costruito l'Italia, i liberali, repubblicani, i riformisti, la parte dei social democratici che hanno capito che non esiste una giustizia sociale che si costruisce per decreto, ma con la parola emancipazione, che manca in questo paese. +Europa deve stare in questo progetto, non può non starci". 

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