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Calderoli ferma Berlusconi sul partito unico: "Ci credo poco"
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Roberto Calderoli declina l'invito di Silvio Berlusconi. Il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie frena sull'ipotesi di un partito unico, tirata in ballo dal leader azzurro: "Credo poco a questa ipotesi - premette intervenendo ai microfoni di Agorà su Rai 3 -, ritengo poco prevedibile il realizzarsi del partito unico, anche perché dalle diversità per me nascono delle ulteriori potenzialità". Eppure "della Federazione non saranno vent’anni che ne sento parlare, ma 4 o 5 e poi non si è tradotto in nulla di fatto". Ospite della puntata di lunedì 9 gennaio, il leghista tiene a ribadire che "la Lega è la Lega e Forza Italia è Forza Italia ed è bene che così continui a essere". A maggior ragione ora che l'obiettivo di Calderoli è un altro: realizzare l'autonomia promessa da tempo.
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"Coloro che avrebbero dovuto promuovere lo sviluppo del Mezzogiorno, ridurre la sperequazione e favorire la coesione hanno fallito, quindi tacciano e lascino strada a un’autonomia che si è posta l’obiettivo di definire i livelli essenziali delle prestazioni (Lep), e dunque di ridurre la sperequazione attraverso risorse che dovranno avere una finalizzazione". Tra i principali problemi "la migrazione sanitaria, la disoccupazione femminile, la fuga dei cervelli". Tutte grane che - sottolinea - "non sono figli di un’autonomia che non si è ancora realizzata ma di una politica centralista che è andata avanti fino a oggi".
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E alle critiche di sinistra sulle modalità di approvazione delle intese, il ministro risponde a tono: "Ci sarà la necessità di un passaggio Governo-Regioni, dopodiché ci sarà un parere espresso dal Parlamento, l’intesa definitiva andrà in Parlamento e verrà votata dal Parlamento. Quindi non c’è nessuna fuga in avanti o rischio di blitz". A quel punto, occhi puntati sul Presidenzialismo. In base a quello scelto, il leghista non esclude netti cambiamenti: "È chiaro che cambierà completamente la prospettiva e la logica della legge elettorale".
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