Il sondaggio sull'esercito: lo "schiaffo" degli italiani a Conte
Questo articolo è dedicato ai nostri più di 8.500 militari impiegati all'estero, nelle oltre quaranta missioni internazionali a cui l'Italia partecipa sotto l'egida Onu, Unione europea, Nato e con accordi bilaterali.
Nel novembre 2019, fui invitato a Roma dallo Stato Maggiore dell'Esercito, come relatore al "4° Workshop di Psicologia e Psichiatria Militare". Aveva per tema e titolo "Stress, Operazioni e Resilienza. Prevenzione e gestione degli eventi potenzialmente traumatici in ambito militare".
In pratica, cosa succede al militare al rientro dalla missione? Specie in teatri operativi operativi difficili; magari dopo aver subito un ferimento, un'amputazione. In estrema sintesi, la tesi emersa al convegno, disegnava tre ambiti concentrici di relazione e tutela: quella più stretta, dei suoi colleghi di lavoro; quella dei suoi parenti e amici; quella più larga e molto larga, dell'ambiente sociale in cui il militare, come persona, ma soprattutto latore di una professione particolare, vive e si muove.
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SENTIMENTO BIPARTISAN
Certamente, nella gestione degli stress post-traumatici, più o meno gravi che siano, le prime due cerchie si danno per scontate e positive. Ma la terza? Fui appunto chiamato a relazionare sui dati di AnalisiPolitica, che segue il tema da anni, dato che, in Italia, non esiste un osservatorio istituzionale, sistematico e continuativo - per lo meno, pubblico - sul tema delle Forze Armate nell'opinione pubblica.
Di seguito, presentiamo i risultati della nuova rilevazione effettuata nelle scorse settimane, su un campione rappresentativo di 1.000 italiani adulti.
Il 69%, ovvero oltre i due terzi, ritiene che per ogni governo sia una priorità avere «Forze Armate efficienti e affidabili». Dall'analisi dei sottogruppi della prima domanda, si delinea un fenomeno che sarà sempre presente in tutto il sondaggio: si riscontra un grado di accordo elevato più alto della media, non solo nell'elettorato del centrodestra, come ci si poteva aspettare, ma anche in significative aree del centrosinistra, in particolar modo, tra chi vota Partito democratico. Nello specifico, 78% Fratelli d'Italia e 78% Pd.
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SINISTRA PARADOSSALE
Il 53% ritiene che «un Paese debole a livello militare non sarà mai veramente rispettato a livello internazionale». Si tratta della maggioranza, anche se il dato è meno solido di quello visto in precedenza.
Vista anche la situazione attuale, ovvero che gli interlocutori di Putin sono esclusivamente leader di Paesi militarmente più forti, ci si poteva aspettare un valore più alto. In questo caso pesa forse il niet della sinistra-sinistra (solo il 33% di accordo). Di nuovo, il Pd si eleva al 60%. Viene riconosciuto dal 68% il fatto che «l'industria militare, in Italia, è importante anche per i posti di lavoro che rappresenta». In questo caso, oltre al centrodestra, è da sottolineare, l'elevato grado di accordo dell'80% rilevato tra gli elettori del Terzo Polo. Il 61% è «contento che l'Italia sia presente sul piano internazionale con le proprie Forze Armate»; anche perché «grazie al comportamento delle nostre Forze Armate nelle missioni internazionali, l'Italia assume sempre più l'immagine di un Paese affidabile agli occhi del mondo»; 63% (Pd 74%).
L'ALLEANZA ATLANTICA
Sul ruolo della Nato. Solo il 38%, contro la maggioranza del 51%, ritiene che gli interessi del Paese, siano sufficientemente protetti dall'alleanza. Gli unici entusiasti, con il 66% di accordo, sono gli elettori di Sinistra Italiana/Verdi. Insomma, pur di non vedere in Italia un esercito forte, vanno bene anche gli americani. L'ultima domanda è quella che divide di più: occorre o non occorre creare un vero esercito europeo? Sì, per il 41%, strettissima maggioranza, perché per il il 39% «è sufficiente essere membri della Nato». In conclusione, i dati, che pure confermano quelli degli anni precedenti, suggeriscono il rapporto tra pubblica opinione e Forze Armate è più che positivo. Come italiano e come ufficiale della Riserva Selezionata dell'Esercito, posso solo rallegrarmente. Buon 2023.