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Mentana stende la sinistra: "Sul fascismo il Pd sbaglia tutto"

Francesco Specchia
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E ci risiamo con i fascisti immaginari. Più polemizzano sul nulla, più cercano nello sguardo della premier lo spettro della loro sconfitta; e più s' assottigliano i sondaggi e l'autostima. Ci mancava solo lo strascico della polemica sul fantascientifico nazifascismo del Movimento Sociale, per far scendere il Pd anche sotto i Cinque Stelle. Ieri, a chiudere una polemica iniziata col Presidente del Senato Ignazio La Russa che festeggiava la fondazione del suo Msi, è arrivato l'ultimo sberlone -alla sinistra e da sinistra- di Enrico Mentana.

Premettiamo: Mentana ad attizzare polemiche erette sul vapore acqueo del pregiudizio gode come un pazzo. M' immagino la progressione di Enrico. Prima segue le proteste; poi si gusta gli strali a corta gittata; dopodichè ascolta gli ululati dell'opposizione (l'ultimo quello del mitico Pagliarulo presidente dell'Anpi, l'associazione partigiana senza partigiani disponibili, il quale chiedeva a Meloni di abiurare il fascismo, solo che Meloni l'aveva già fatto) che non sa più come raccapezzarsi. Infine Mentana volge gli occhi al cielo: la risata soffocata, l'impellenza di sparare sulla Croce Rossa. Sicché, dai suoi social, posta pensieri tagliati fini, diabolicamente spiazzanti: «Il Msi è stato in Parlamento dalla nascita fino al passaggio a Alleanza Nazionale. Trentotto anni. E non solo da "emarginato": nel suo ultimo anno di vita prese il 31% alle elezioni comunali di Roma e, subito dopo, alleato con la neonata Forza Italia e in parallelo con la Lega, vinse le politiche. Molti articoli di oggi sono praticamente uguali a quelli di allora». Ergo: Msi è stato un partito democratico, che ha fatto la storia delle Repubblica.


E, riguardo La Russa, Enrico è ancora più esaustivo: «La mia generazione lo ha visto agitatore di piazza neofascista, eletto di Msi, Alleanza Nazionale, Popolo delle Libertà, ministro della Difesa, poi in Fratelli d'Italia e ora presidente del Senato. Sempre gli stessi articoli su di lui, busto di Mussolini in casa compreso». E allora cosa è cambiato dal 1994? «La novità è che quella destra ha vinto le elezioni». E qui arriva la sciabolata del cronista di vecchio pelo, che ha visto scorrere partiti, ideologie e legislature: «Dar dei fascisti a questi milioni di elettori (che hanno votato Meloni, ndr) è un po' più difficile. E sarebbe ora di cominciare ad analizzare più seriamente ed approfonditamente alcuni fatti scomodi ma evidenti». Quali fatti? «Che la destra piace più del centrodestra, e che la sinistra piace sempre meno». Ergo: «Coloro che non vogliono questa destra hanno un solo modo per batterla, e non è l'anatema (...), ma un'offerta politica migliore sulla scia di una diversa idea di futuro». Ecco. Sic. Quasi banale.


Mentana reintroduce il concetto impietoso del «What is left?» - che cos' è la sinistra e cosa ne è rimasto? E pungola notisti e giornalisti sulla necessità, nei loro commenti, d'un minimo tratto di onestà intellettuale, giusto a connotare il dibattito politico. Il direttore del TgLa7, per inciso, non è il primo a revisionare il concetto di destra al potere. Alle accuse di scarsa rappresentatività della destra aveva già risposto Piero Sansonetti: «Ingrao rappresentava tutto il paese? O la deputata Nancy Pelosi rappresenta l'America? La fondazione del Msi, nel 1946, che raccolse molti vecchi militanti fascisti, per il Pd fu una ferita alla democrazia. Io non credo che sia così. Il Msi fu un partito vero, di massa, democratico, che diede rappresentanza all'estrema destra e al popolo nostalgico del fascismo. Diede ricchezza alla democrazia. La rese più piena». E prima ancora, a riconoscere il ruolo del partito di Almirante era stato Giuliano Ferrara, a sottolineare il ruolo del Msi nel governo Milazzo in Sicilia negli anni 50 (Pci e Msi contro la Dc corrotta...); e finanche nell'elezione di Capi dello Stato: «Segni Sr. fu eletto anche con i loro voti. Leone fu eletto capo dello stato con i loro voti determinanti. Tra botte, drammi, tragedie, farse e ruffianerie incrociate il Movimento sociale fu un organismo vivo», vergava l'Elefantino.
 

CANCEL CULTURE
Insomma, al netto della scontata condanna di una cancel culture sul ruolo del Msi; be', il dubbio di Mentana è congruo. Perché, invece di esporsi alla contestazione di critiche fragili e dinoccolate, a sinistra non si pensa davvero a una seduta di autoanalisi? Certo il rischio è che poi qualcuno - a causa del riflesso pavlovianoscambi la terapia di gruppo per il solito bivacco di manipoli nell'aula sorda e grigia... 

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