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Manovra, fiducia alla Camera: 221 sì. Giorgetti: "L'importante è atterrare"

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L'aula della Camera ha votato la fiducia al governo di Giorgia Meloni sulla manovra. I sì al Ddl Bilancio sono stati 221, i no 152. Le votazioni della Camera proseguono sulle tabelle, sugli ordini del giorno e infine il voto finale, atteso per l'alba di sabato, prima di andare in seconda lettura al Senato il 27 dicembre. Per evitare l'esercizio provvisorio il Ddl va approvato definitivamente entro il 31 dicembre. Sono stati quattro gli astenuti.

Soddisfatto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: "È come in aereo, quando c'è un po' di turbolenza l'importante è atterrare". Quindi il numero due della Lega spegne sul nascere le polemiche per l'assenza dei tecnici della Ragioneria di Stato citata dal meloniano Federico Mollicone tra le cause della difficoltà nella messa a punto della finanziaria: "Sono stanchi anche loro, hanno lavorato tanto", glissa Giorgetti.

Si chiudono così dieci giorni di lavori, scontri e polemiche in commissione Bilancio, di andirivieni del testo tra Montecitorio e il Mef per gli aggiustamenti tecnici dovuti a errori nelle coperture. La seduta fiume si concluderà solo dopo la riunione del Consiglio dei ministri. A quel punto il disegno di legge sarà pronto per passare al Senato, dove martedì inizierà la discussione.La manovra licenziata dalla Camera ammonta a circa 35 miliardi di euro, di cui 21 miliardi destinati a combattere la crisi energetica: tagliare gli oneri impropri delle bollette, garantire il bonus sociale con Isee fino a 15mila euro) e per aiutare le imprese. Contestualmente, la tassa sugli extraprofitti delle aziende energetiche sarà applicata con un'aliquota al 50% sul reddito 2022 che eccede per almeno il 10% la media del 2018-21. Tra le altre misure, sono molte quelle su cui si è accesso lo scontro tra le forze politiche. Saltata la norma che prevedeva la possibilità per i commercianti di rifiutare i pagamenti digitali sotto la soglia di 60 euro senza incorrere in sanzioni, viene invece confermata la stretta sul Reddito di cittadinanza: nel 2023, a chi è considerato 'occupabile' il reddito di cittadinanza verrà corrisposto per sette mensilità (non otto, come previsto in una prima versione della manovra) e verrà revocato alla prima offerta di lavoro, anche se non 'congrua' (cioè non corrispondente alle esperienze e competenze maturate dal percettore). Vengono prorogati al 31 dicembre 2022 il termine per presentare la Cilas per usufruire del Superbonus nella misura piena del 110%, e fino al 31 marzo 2023 il regime di smart working per i lavoratori fragili, sia nel settore pubblico che in quello privato.

Per quanto riguarda le pensioni, salgono a 600 euro quelle minime ma soltanto per gli over 75, mentre l’indicizzazione degli assegni viene fissata all’85% per quelle che superano di 4-5 volte il minimo. Con Opzione Donna le lavoratrici potranno andare in pensione anticipatamente a 60 anni soltanto nel caso in cui si tratti di caregiver, invalide almeno al 74% oppure licenziate o dipendenti di aziende con tavolo di crisi aperto. Torna in vigore la norma che prevedeva la possibilità di rinegoziare il mutuo passando dal tasso variabile al tasso fisso, ma solo fino a un importo di 200mila euro, con Isee non superiore a 35mila euro. Cambia anche l'App18, il bonus di 500 euro destinato ai maggiorenni per gli acquisti culturali: dopo giorni di polemiche - rispetto a un emendamento della maggioranza che ne prevedeva la cancellazione - viene rimodulato e sostituito da due nuovi strumenti: la Carta della Cultura Giovani, assegnata se si appartiene a un nucleo con Isee fino a 35mila euro, e la Carta del Merito a chi si è diplomato con 100. Valgono 500 euro ciascuna e sono cumulabili. Al centro dello scontro politico anche la rateizzazione concessa alle federazioni sportive e alle società professionistiche, per pagare in 60 rate con la maggiorazione del 3% i versamenti sospesi per il Covid, e le norme sulla caccia agli animali selvatici nelle aeree urbane - in particolare i cinghiali - che potranno anche mangiati dopo le analisi igienico-sanitarie.

Compatte le opposizioni sul 'no' alla fiducia. "Questa manovra è profondamente ingiusta" e "fa cassa sui più poveri e i più fragili" attacca in aula la capogruppo del Pd alla Camera, Debora Serracchiani, sottolineando che "con tutta evidenza strizzare l'occhio agli evasori vi viene naturale" ed "è chiaro che la lotta all'evasione non è una priorità". Il leader del M5s Giuseppe Conte ricorda che "gli applausi vi sono arrivati dai falchi europei dell'austerità che per anni ci hanno costretto a manovre lacrime e sangue. Non dovete dire 'siamo pronti', ma 'siamo proni': andate in Europa con il cappello in mano senza mai far pesare la voce dell'Italia a Bruxelles", accusa, parlando di "imbarazzante improvvisazione di questa maggioranza" e di una "manovra di bilancio che è un caotico inventario di misure inadeguate, retromarce continue, errori macroscopici: un gioco dell'oca sulla pelle di famiglie e imprese in difficoltà". Luigi Marattin di Azione-Italia viva evidenzia che il governo ha presentato in extremis altri due emendamenti - che stanziano risorse per l'acquisto di Villa Verdi e per il contrasto alla peste suina - da approvare dopo la fiducia con il voto sulle tabelle della manovra. "Io non so fino a che punto vogliono arrivare", commenta, additando "un livello di approssimazione, superficialità e incapacità che non si era mai visto nella storia della Repubblica". 

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