Pd, l'indiscrezione di Antonio Socci: chi sta per uscire dal partito
Nel caos del Pd, fra risse di correnti, pessime notizie da Bruxelles e sondaggi apocalittici, è passata in secondo piano la vera novità politica: il (possibile) divorzio fra democristiani e comunisti con l'eventuale riesumazione di un simil-Pci sulle ceneri del Pd e la fuoriuscita della cosiddetta "componente cattolica" (la vecchia sinistra dc). Sarebbe la fine del Pd che nacque nel 2007 proprio dall'abbraccio fra i (post)democristiani e i (post)comunisti. A quel tempo si pretese di nobilitare il connubio evocando i rispettivi padri: Moro e Berlinguer. In realtà, secondo Cacciari, la molla di quel matrimonio non furono gli ideali, ma fu - più prosaicamente - il potere: «Il Pd non è un partito, è un insieme di avanzi di partito il cui unico collante è il potere.
Deve resistere al governo per esistere. Infatti dove non sono al governo, come in alcune regioni del Nord, vivono uno smottamento completo, hanno zero base sociale. Se salta l'alleanza con i 5stelle loro che fanno? Non hanno strategia, non hanno anima». In effetti, la perdita del potere- dopo il voto del 25 settembre sta facendo saltare quel matrimonio stipulato fra «avanzi di partito».
Ma cosa è successo? Il caso politico esplode ufficialmente il 19 dicembre e ha come protagonista Pierluigi Castagnetti che è «uno degli ultimi segretari del Partito Popolare, poi confluito nel Pd», nonché «l'uomo forse più vicino a Mattarella» scrive Marcello Sorgi «ai tempi in cui l'attuale Capo dello Stato ancora militava nelle file popolari».
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Castagnetti lunedì ha convocato, con spirito polemico, i "popolari" del Pd a discutere della corsa verso sinistra del PD. Anche il luogo scelto per quell'assemblea pubblica è eloquente: l'Istituto Sturzo, lo stesso in cui lo storico Gabriele De Rosa il 18 gennaio 1994 lanciò il manifesto del nuovo Partito Popolare nato sulle ceneri della Dc.
LA MARGHERITA - Il messaggio dunque era: siamo pronti ad andarcene e a rifare il Partito Popolare (o la Margherita). Che poi questo si avveri è dubbio, considerando la perdita di voti e il fallimento di questi decenni. Ma anche minacciarlo è dirompente. E già Matteo Renzi - che proviene da quella stessa storia ed è uscito dal Pd in anticipo- mentre lancia messaggi amichevoli a Berlusconi spalanca le porte ai suoi amici degli anni del Ppi e della Margherita. Secondo il politico fiorentino se il Pd archivierà la Carta dei valori del 2007 e indicherà «Blair e Obama come i nemici, come alcuni dentro il Pd dicono, se si arriverà lì è evidente che la cultura cattolica lascerà» il partito «e verrà a dare una mano a noi, dentro la costruzione di questo terzo polo che sarà molto forte alle europee». In realtà non si capisce cosa c'entrino Blair e Obama con Moro, De Gasperi, Dossetti e Zaccagnini. Sono all'opposto della tradizione politica democristiana.
Proprio abbracciando l'ideologia di Obama e Blair, nel decennio scorso, il Pd si è trasformato in una sorta di "partito radicale" (o radical-chic) che avrebbe dovuto provocare disagio nei cattolici. Ma è vero - come dice Renzi - che la guerra attuale è scoppiata sulla questione della "carta dei valori". La Carta del 2007 (scritta da Reichlin e Scoppola) era il manifesto ideologico del Pd e se ora è stata lanciata una "presunta assemblea costituente" per riscrivere quei valori, sottolinea Castagnetti, significa che «cambiano la natura del Pd». Già il 4 dicembre aveva tuonato: «Costituente (?) del Pd. Un gruppo di nominati, in buona parte neppure elettori, che attraverso la modifica di statuto e carta dei valori vuole far cambiare natura al PD. Ma se cambia natura non è più il Pd. Semplice. Fermate la giostra, per favore».
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L'assemblea di lunedì scorso, secondo Francesco Cundari, «ha demolito la bizzarra idea di un gruppo dirigente sconfitto che si autoincarica di riscrivere la carta fondamentale del partito e addirittura di rifondarlo». Rincara la dose Arturo Parisi, uno dei fondatori dell'Ulivo e del Pd, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio con Prodi, ministro, parlamentare e professore universitario (nonché, in gioventù, dirigente dell'Azione Cattolica): «Stanno riportando il Pd nella casa le cui fondamenta sono state messe a Livorno nel 1921 (allude alla fondazione del Pci, nda), questa costituente è un gran pasticcio». Secondo Parisi stanno fondando «un nuovo partito figlio dell'unione del vecchio Pd e di Articolo 1» tanto è vero che il «comitato costituente» è guidato «come 'garanti' alla pari da Letta e Speranza, segretari dei due partiti promotori».
LA CANDIDATA ELLY - In sostanza rifanno il Pci. E tutto questo paradossalmente avviene, aggiunge Parisi, «con Popolari come Letta e Franceschini alla guida del Pd». S' intuisce dunque che il problema - oltre alla Costituente e alla riscrittura della Carta dei valori - è rappresentato anche dalla candidatura alla segreteria di Elly Schlein (considerata favorevole a un'alleanza con il M5S). Parisi rilancia coloro che bersagliano Francesco Boccia appena diventato coordinatore della campagna elettorale della Schlein. Castagnetti, in proposito, aveva già lanciato anatemi il 20 novembre: «PD. Avevamo già eletto una Presidente non iscritta (evidentemente non ci credeva abbastanza), e adesso cambiamo lo Statuto per consentire a chi non è iscritto (perché evidentemente non ci crede abbastanza) di diventarne addirittura segretario. Cos' altro?». La polemica è scoppiata pure sulle notizie provenienti da Bruxelles. Castagnetti ha rilanciato un tweet in cui si legge: «Nel 'Qatar gate' non si vede un democristiano neppure col binocolo, ma solo ex Pci». Il tema dell'assemblea dc di lunedì era: «Ancora utili all'Italia?». I "popolari" dentro a questo Pd si sentono estranei: «La nostra presenza» ha detto Castagnetti «viene descritta come fosse un freno». Nei prossimi mesi può verificarsi l'esplosione del Pd. Per ora volano gli stracci e i sondaggi precipitano.