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Pregliasco si candida? Per chi vota la moglie: "dramma" in casa

Salvatore Dama
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Quando si dice: non lo vota neanche la moglie. Ecco. Questo è il tragico destino che attende Fabrizio Pregliasco. Il virologo, che da quasi tre anni imperversa ovunque si accenda la luce di una telecamera, ha ufficializzato la sua candidatura alle Regionali in Lombardia. Sarà al fianco di Pierfrancesco Majorino, candidato del Partito democratico, che ha incassato anche l'appoggio dei grillini di Giuseppe Conte. Dov'è il problema? A Rho. Citofonare Pregliasco-Pellegrini. Nel senso di Carolina, la moglie, che non ha preso affatto bene la discesa in campo del consorte. O meglio: il fatto che tutta questa visibilità (giusta, sbagliata?) alla fine potesse essere incanalata in politica ci stava. Cioè, Pregliasco non è il primo. Anzi, in principio è stato Pierluigi Lopalco in Puglia, poi è toccato ad Andrea Crisanti, che oggi siede al Senato. Tutti a sinistra. Tutti col Pd.

IMPREVISTO IN CASA
Ed è proprio questo il casus belli rhodense, nato in camera da letto. Perché il direttore sanitario dell'Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi è sposato con una donna che ha fatto dell'impegno politico una costante degli ultimi anni. Ma esattamente dalla parte opposta della barricata. Carolina Pellegrini è stata assessore nella giunta Formigoni, è consigliera di parità effettiva della Regione Lombardia dal 2012. Ciellina. E, dicono fonti del Pirellone, si stava preparando a sostenere la campagna della consigliera uscente leghista Deborah Giovanati. Motivo per cui, quando Pregliasco si è schierato con Majorino, apriti cielo: un paio di corna avrebbero fatto meno male. Che ci fosse elettricità in casa lo si era capito anche dalle dichiarazioni del virologo. A domanda, sulla moglie, ha risposto così: «Non so se mi voterà, spero di sì...».

Esitazione comprensibile. Visto che lunedì sera, quando Fabrizio si è messo a nanna, Carolina ha sganciato un petardo nel letto. Anzi, su Facebook. Frasi telegrammate. Dalle quali si intuisce che sta incazzata nera. «Oggi scrivere qualcosa che abbia un senso compiuto per me è complicato. È complicato per mille ragioni. Le spalle larghe le ho. Anche solo a guardarmi fisicamente ci sta», si fa body shaming da sola. Poi cita involontariamente Maria Nazionale, neomelodica napoletana: «Il cuore e la ragione hanno dei contraccolpi significativi. La politica è stata per me una parte significativa della mia vita. E continuerà a esserlo perché dovrei farmi una violenza inaudita nel cancellarla dalla mia quotidianità». Quindi arriva alla candidatura del compagno, rubricandola così: «Ci sono gli imprevisti. E allora devo metabolizzare l'imprevisto. A casa mia. E poi a bocce ferme ne dirò. Sempre e comunque per la libertà ed il rispetto. Notte combattenti!».

I "combattenti", cioè i suoi seguaci, si dividono. Alcuni cascano dal pero, altri ironizzano e criticano. Altri ancora la invitano a essere tollerante e ad accettare una "pecora rossa" in casa: «Sarà un bravo consigliere di minoranza». La candidatura fa discutere gli altri camici. Matteo Bassetti fa "gli auguri" ai colleghi che si presentano con la sinistra, ma precisa: «Io sono un liberale, lontano dalle idee politiche dei colleghi che si sono candidati. La scienza e la medicina «non devono avere colore politico». Roberto Burioni rivela di aver rifiutato una candidatura proposta da Renzi nel 2018. E sta bene così: «Mi piace fare il professore e il medi co». Intanto da Roma segnalano un altro caso. Sempre per storie di candidature. Quella mancata di Fabio Rampelli, in corsa come presidente della Regione Lazio. Giorgia Meloni gli ha preferito Francesco Rocca. «La facevo più intelligente», ha twittato Gloria Sabatini, giornalista e moglie di Rampelli. Post poi cancellato. Ce l'aveva con la premier?

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