Manovra, l'emendamento frega-Meloni? Chi ha firmato la trappola
Un emendamento da quasi mezzo miliardo è stato approvato per sbaglio dalla Commissione. Si trattava di fondi destinati ai Comuni italiani. Fondi che però in realtà non esistono. Di qui la necessità di una correzione lampo, prima che il testo arrivi in Aula. Nonostante questo incidente di percorso, da Palazzo Chigi fanno sapere che la tabella di marcia sarà rispettata: "Oggi il governo metterà la fiducia che sarà votata domani: sabato al più tardi la Camera varerà il provvedimento". Il 27 dicembre, invece, arriverà al Senato, dove dovrebbe essere approvato a scatola chiusa.
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A proporre l'emendamento della discordia, che stanziava 450 milioni, è stato il Pd. La prima firma, infatti, era quella di Andrea Gnassi, deputato dem. E prevedeva che venisse aumentato di 400 milioni di euro per il 2023 il fondo per la riduzione del disavanzo dei Comuni. Il testo, a quanto pare, non era nemmeno tra quelli segnalati per l'approvazione dai dem, perché la quantità di risorse necessarie a finanziarlo era troppo elevata.
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Nella notte tra martedì e mercoledì, però, quel testo è stato approvato per sbaglio. E quindi qualcosa deve essere andato storto. La proposta è stata approvata, senza i fondi necessari per farlo. A pesare sono sicuramente i tempi fin troppo stretti in cui i parlamentari si trovano a operare. Anche perché le elezioni a settembre hanno reso praticamente impossibile muoversi con anticipo sulla manovra.
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