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Manovra, il sottosegretario Freni: "Pos, la partita non è ancora finita"

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Nessun ritardo sulla manovra. E l'opposizione recita semplicemente la sua parte in commedia. Il leghista Federico Freni, sottosegretario all'Economia e "sherpa" del governo nelle trattative con le forze di centrosinistra sulla legge di bilancio, intervistato dal Corriere della Sera getta acqua sul fuoco e dà una lezione di moderazione a Pd, M5s e Terzo Polo

 

 

 

Il leader di Azione Carlo Calenda riferendosi alla finanziaria, ha parlato senza mezzi termini di "scempio" e di "situazione fuori controllo", mentre il Mef sarebbe "allo sbando". "Calenda ama le battute a effetto, è nel suo stile - osserva Freni quasi facendo spallucce -, come ogni anno il Mef ha tenuto le fila del bilancio rispondendo alle istanze di tutti. Gli uffici hanno lavorato anche 40 ore consecutive e credo che il lavoro delle donne e degli uomini del Mef meriti più rispetto".

 

 

 

 

Le opposizioni contestano alla maggioranza una gestione dell'iter autorizzativo della manovra senza precedenti: "Con l'opposizione c'è stata una dialettica sana ed equilibrata, nel reciproco rispetto delle diverse posizioni: non ho assistito a nessuna forzatura - sottolinea il segretario leghista -. Poi è chiaro, ciascuno recita la propria parte in commedia, e nessuno pretende che l'opposizione reciti quella del governo. Vorrei, inoltre, sfatare il mito del ritardo: oggi è il 22 dicembre e, se la memoria non mi inganna, lo scorso anno il governo Draghi chiuse la manovra in Senato nella notte tra il 23 e il 24 dicembre".

Quanto al Pos, Freni rivendica la bontà della "retromarcia" del governo Meloni. "Nessuna legge è scolpita nella pietra: un governo intelligente sa quando bisogna fare modifiche e quando tornare indietro, e il nostro è certamente un governo serio. Rivedere la posizione sul Pos ha significato non tradire il patto con l'Europa. Ma la partita non è ancora finita".

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