Qatargate, ipotesi-choc: da chi erano spiati Macron e Romano Prodi
La sensazione è che l'inchiesta sul Qatargate sia soltanto agli inizi. E già in questi inizi procede spedita, scoperchiando giorno dopo giorno fatti inquietanti e connivenze in grado di minare alle fondamenta l'istituzione dell'Unione europea. La prima fase dell'indagine si chiuderà domani, lunedì 19 dicembre, con l'udienza in corte d'appello a Brescia per la consegna alle autorità belghe della moglie e della figlia di Antonio Panzeri. Le due si dicono "incredule ed estranee a tutto". Dunque il prossimo giovedì si terrà l'udienza per la convalida della custodia cautelare dell'ex vicepresidente del parlamento europeo Eva Kaili.
Quindi, dopo Natale o al più tardi all'inizio di gennaio, la procura del Belgio valuterà se tra i materiali sequestrati - che vanno dai pc, ai telefoni fino a enormi plichi di documenti -, se tra intercettazioni telefoniche e ambientali e se tra gli accertamenti bancari emergeranno fatti ed elementi in base ai quali procedere ad una seconda ondata di arresti. Fonti vicine alla procura belga assicurano che due di questi arresti vengono dati per molto probabili mentre altri dieci vengono definiti "possibili". Ovviamente il riserbo sui nomi è massimo.
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Ma non è tutto. Perché in parallelo i servizi segreti di molti paesi europei coinvolti proseguono la loro indagine sugli omologhi in Qatar e in Marocco. Già, perché giorno dopo giorno sembra sempre più crescere il ruolo giocato dal Marocco in tutta questa vicenda, in particolare il ruolo del sistema di intercettazione Pegasus. Il dubbio è che tale sistema sia stato usato in modo massiccio da Rabat per controllare personalità di altissimo livello: tra i nomi infatti ci sono anche quello del presidente francese Emmanuel Macron e quello di Romano Prodi, poiché ex inviato Onu per il Sahel. E ancora, tra i nomi che potrebbero essere stati illegittimamente spiati anche quello di Charles Michel, presidente del Consiglio europeo.
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In tale contesto è uscita proprio ieri, sabato 17 dicembre, la notizia supportata da fotografie che il Re del Marocco, Mohammed V, nel 2011 concesse ad Antonio Panzeri, allora eurodeputato, l'onorificenza reale del Wissam. Insomma, l'uomo per ora al centro dell'inchiesta Qatargate era per certo considerato dal Marocco un buon amico, un ottimo referente.