Federico Rampini zittisce il capo del Pd in Europa: "Schifo"
Tecnicamente, è un situazionista. Nel senso che s' infila in situazioni impossibili e, irretito dal dadaismo e dai movimenti marxisti-libertari anni 60, be', s' incasina da solo. E dalle sue arrampicate sugli specchi esalano sonorità impensabili; e il suo verbo suscita negli astanti il dono del riso perduto. Il che, trattandosi del capodelegazione del Pd - attualmente il partito più triste del mondo -, rende Brando Benifei un benemerito del partito. Davvero.
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Spezzino, classe '86, per Forbes uno degli «under 30 più influenti in politica europea», il giovane eurodeputato Dem era sconosciuto ai più. Ma, da quando è scoppiato il caso Qatar, la sua presenza affolla i talk show d'ogni fascia, donandoci sempre grandi soddisfazioni. Venerdì Benifei era a Omnibus a La7 dove, in collegamento, affermava: «Ci sono rumors abbastanza convincenti che Eva Kaili stesse passando a centrodestra». Non è riuscito ad articolare il ragionamento, a causa di un intreccio di fragorosi sghignazzi che, levatisi dallo studio, dava l'idea di comica con risata preregistrata stile Benny Hill anni 80. Ma il senso del pensiero del Brando era: se la nostra Eva Kaili è corrotta vuol dire che non è nostra ma è di destra, e se non lo è lo sarebbe sicuramente diventata. Praticamente una lettura del futuro penitenziario nello stile "pre-crimine" dei racconti di P.K. Dick.
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Il logos di Benifei lo trascina verso lidi inarrivabili, e lui porta estro agli ascolti e una risata di conforto alle genti. Oramai, trascinandosi come un allegro monatto nel Pd della peste, il capodelegazione va dove nessun collega del Pd, vinto dall'imbarazzo, osa presentarsi. Esempi? Qualche giorno prima, l'eurodeputato, invece di condannare il compagno Panzeri detto "Panzer" in manette con l'accusa di aver preso soldi dal Qatar per influenzato il Parlamento Europeo, sulla Stampa si è prodotto in una teoria reiterata. E cioè che, se la sinistra era corrotta la colpa era solo della destra che non ha vigilato, e «ha sempre bloccato norme più rigide sulle lobby».
E, quella volta, il Brando aveva fatto ridere sia la destra non vigilante, sia i lobbysti autentici messi dinnanzi al lobbysmo irregolare e dilettantesco dei campione del socialismo Ue.
Poi, il nostro templare dell'impossibile, ha proseguito nella sua missione dal Tg2. E ha fornito al programma Post, la versione complottistica dello scandalo: «Il nostro gruppo è quello con la linea più dura sui diritti umani, c'è un interesse geopolitico a colpirlo. Il gruppo dei Socialisti e democratici è nel mirino dei corruttori è più appetibile dal momento che si è sempre battuto per i diritti umani». Meraviglioso. L'interesse geopolitico e la corruzione galattica. Roba che neanche la Spectre.
E ancora. Ecco l'amnesia di Benifei riguardo i 12 chili di banconote di taglio medio sequestrate al padre di Eva Kaili e Panzeri in flagranza di reato.
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IL CONTRATTACCO
Ed ecco lo stesso Brando contrattaccare: «Gli avversari hanno un numero di persone inquisite e condannate veramente elevato, anche in Italia», come se fosse una gara a chiva in galera per primo. Il bello è che Benifei sarebbe inserito - secondo Le Soir e Repubblica, giornali tutt' altro che fasci - nell'elenco del club degli «amici italiani» sotto la lente degli inquirenti belgi, i quali indagano sullo scandalo tangenti dal Qatar nel Parlamento europeo. Gli altri nomi citati negli atti dell'indagine sarebbero: Andrea Cozzolino (oggi sospeso dal Pd), e gli altri parlamentari «vicini» la Kaili, Maria Arena e Alessandra Moretti. Benifei è dunque citato dai magistrati belgi. Epperò all'ennesima ospitata a L'aria che tira, l'uomo spiega di sentirsi già «stralciato» dall'inchiesta; e che, sì, d'accordo, Panzeri magari lo invocava nelle intercettazioni telefoniche ma in realtà millantava «che poteva influenzarmi perché io decido la linea del Pd nel Parlamento europeo», pure se tutti erano convinti che la linea del Pd in Europa la decidesse Enrico Letta. Eppoi c'è stato il suo intervento a Quarta Repubblica su Rete 4: «Questa vicenda suscita schifo, ho detto cose pesantissime sul Qatar nei giorni scorsi. Questi soldi preoccupano sul fatto che qualcosa è realmente accaduto. Le parole della Kaili in aula hanno suscitato diverse polemiche, le cose che lei ha detto sono le cose che dice spesso il centrodestra». Ma non specifica quali sarebbero le «cose» dal centrodestra. Alchè interviene Federico Rampini del Corriere della Sera - tutt'altro che fascio - con una banale constatazione: «Questa vicepresidente greca avrebbe dovuto essere espulsa da un partito di sinistra solo per aver detto che il Qatar dà lezioni a noi in termini di diritti. L'Europa conta e nel suo insieme è una potenza economica al pari degli Stati Uniti e facciamo gola agli altri Paesi. Le multinazionali cinesi possono corrompere chi vogliono perché non c'è punibilità in Cina su questo». Ergo: se l'Eva Kant greca era così corruttibile, perché il gruppo dei socialisti non l'ha epurata, o richiesta di un minimo di spiegazioni? Da situazionista Bonifei cerca ancora di capire la situazione...