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Ecco perché l'autonomia non può più aspettare

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Matteo Mion
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Un obiettivo del governo Meloni è l'autonomia differenziata e sul punto la Lega con Zaia in testa ai governatori del Carroccio non intende retrocedere. La sinistra strepita al lupo al lupo, ma più per la perenne carenza di progetti alternativi che per un disegno politico. Gli stessi governatori di Veneto e Campania si sono trovati sostanzialmente d'accordo sull'esigenza di riformare il centralismo e dare consistenza legislativa alle istanze regionali. Anche il concetto di autonomia è cambiato e si è adeguato ai mutamenti della società: infatti, non è più uno scontro Nord contro Sud, ma un modus di sopravvivenza contro la globalizzazione. Il centralismo che preoccupa non è più e solo quello romano, ma quello universale che appiattisce tutti in un unico pensiero politicamente corretto. Tenere il concetto di differenziazione regionale nell'ambito dell'antica disputa Nord-Sud significa essere obsoleti come solo Letta & C. sanno essere.


La Lega per l'Indipendenza della Padania, la secessione e il desiderio di rompere con Roma non ci sono più e prova ne sia la volontà di Salvini di costruire il Ponte sullo Stretto. Oggi l'autonomia è in primis il modo migliore per i territori di costruire delle nicchie legislative e culturali che valorizzino le identità locali siano esse lombarde, venete, campane o sicule: per questo motivo è interesse di tutti i governatori cooperare per convergere sul testo di legge Calderoli. Letta continuerà a remare contro la riforma e a breve, una volta terminato di affondare quel che resta del Pd, tornerà a insegnare a Parigi con i sentitissimi ringraziamenti del centrodestra, ma un neosegretario, come ad esempio Bonaccini, non potrà non cogliere che l'autonomia differenziata non è né di destra né di sinistra, ma urgente e necessaria via di fuga e libertà dalla globalizzazione. Questa esigenza è ancor più forte in Italia che è la recente unione di tanti staterelli ognuno con la sua storia e le sue peculiarità inesorabilmente cancellate dall'avanzata globalista. Le meravigliose conquiste tecnologiche degli ultimi anni ci porteranno alla riunione di lavoro o addirittura al pranzo di Natale nel Metaverso, ultima frontiera di un centralismo mondiale ormai smaterializzato.


Tra qualche tempo prendersela con Roma o persino Bruxelles sarà anacronistico e reclamare oggi libertà di pensiero e azione è la prima forma di autonomia differenziata. Parlo da veneto e voglio che mia figlia a scuola conosca la millenaria Serenissima che le ha dato metà dei Natali, ma domenica l'abbiamo trascorsa a studiare Big Data, Cloud, impronta ecologica e Green economy. Sono i finiti i bei tempi zozzi e cialtroni di "Roma ladrona la Lega non perdona" in cui però le libertà vigevano autentiche perché prive del latente e impercettibile controllo di una connessione sovranazionale: gli stati devono quindi consentire ai territori di sopravvivere con l'ausilio della autonomia anche legislativa che ne valorizzi le identità culturali e linguistiche, altrimenti svaniranno per sempre nell'oblio di un clic. www.matteomion.com

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