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Vittorio Feltri, "il mio omaggio a Giorgia Meloni"

Massimo Sanvito
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«Finalmente guarito, basta guai, intendo candidarmi per le regionali in Lombardia nelle liste di Fratelli d'Italia in omaggio a Giorgia Meloni che stimo molto». Il tweet di Vittorio Feltri spunta a pomeriggio inoltrato. Ci sarà anche il suo nome tra quelli che gli elettori, il 12 e 13 febbraio, potranno scrivere sulla scheda per esprimere la propria preferenza. Molto probabilmente il fondatore e direttore editoriale di Libero figurerà nelle liste della circoscrizione di Milano e provincia. E altrettanto probabilmente l'operazione è destinata a concludersi con un successo, esattamente come avvenuto nell'ottobre del 2021 in occasione delle elezioni comunali di Milano. Allora Feltri raccolse 2.268 voti, risultando il primo degli eletti di Fratelli d'Italia e contribuendo a spingere il partito a un soffio dalla doppia cifra (9,8 per cento). Ora, col vento in poppa e i sondaggi che danno il partito della fiamma attorno al 30 per cento in Lombardia, le preferenze personali potrebbero facilmente schizzare verso l'alto. C'è da capire se Feltri sarà capolista, ma in ogni caso il traino alla truppa meloniana è a dir poco garantito. Un contributo che gioverà a tutta la coalizione di centrodestra che punta a riconfermare Attilio Fontana.

Direttore, vuole concedere il bis alle regionali?
«Simpatizzo per Giorgia Meloni da qualche anno e penso che meriti un appoggio concreto. Un appoggio che io sono disposto a offrire con la mia candidatura: se la accettano sono a disposizione, io non pretendo niente. La mia è una manifestazione palese di adesione al suo programma».

Il nuovo premier, la prima donna della storia repubblicana, la sta convincendo al governo?
«Il primo mese se ne è andato con la formazione del governo e le nomine dei ministri, dunque Giorgia Meloni sta governando effettivamente da un mese. E lo sta facendo bene, con grande senso di responsabilità. Certo, fa le nozze coi fichi secchi che sono ciò di cui purtroppo disponiamo. Lei sta facendo quello che si può fare, ovvero ciò che la sinistra in dieci anni non è riuscita a portare a termine».

Pierfrancesco Majorino sarà lo sfidante di Fontana. Che idea si è fatto di lui?
«Majorino l'ho conosciuto in una sola circostanza, durante il programma di Myrta Merlino L'aria che tira. Ho avuto un'impressione chiaramente negativa, non certo dal punto di vista personale, ma per ciò che ha detto. Non penso che possa opporsi a Fontana in modo efficace».

E la Moratti, dopo aver abbandonato il centrodestra, cosa farà?
«Qualche voto lo pescherà ma i suoi avversari saranno più forti. Un conto è amministrare, cosa che ha saputo fare, un altro è fare politica...».

Lo scorso maggio Feltri si era dimesso dal Consiglio comunale di Milano, lasciando il suo posto a Enrico Marcora. «Mi sono dimesso per motivi di salute, perché ho un cancro», spiegò al programma radiofonico La Zanzara in onda su Radio 24. Poche settimane prima il direttore aveva rivelato la sua malattia in un editoriale scritto in solidarietà a Fedez, anche lui colpito da un tumore. Vittorio Feltri aveva dichiarato che «ogni 24 mesi mi sottopongo ad esami di laboratorio, voglio controllare che tutto vada bene» e che «i responsi sono sempre andati bene, polmoni perfetti nonostante fumi da secoli come una ciminiera, fegato in ordine benché trinchi qualche bicchiere, perfino il cervello- e il particolare è sorprendente - funziona a meraviglia». L'ultimo controllo con la tac, però, aveva riservato la spiacevole sorpresa: un nodulo al petto, parte sinistra. «La sinistra mi è sempre stata sulle palle», aveva detto Feltri con la sagacia, l'ironia e l'irriverenza che da sempre lo contraddistinguono. Sui social è già un trionfo, tra incoraggiamenti, auguri e «grande direttore, più gente come lei e meno grillini per le strade». 

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