Luigi Sbarra fa godere la Meloni: "Scioperare è sbagliato"
Luigi Sbarra, segretario della Cisl, è stato uno dei primi ad esprimere solidarietà a Giorgia Meloni per le minaccia di morte inviate a lei e alla figlia.
«Sono atti inqualificabili. Quando il dissenso arriva a questi livelli c'è sempre da preoccuparsi, tanto più quando è rivolto a chi rappresenta le istituzioni democratiche», dice a Libero.
Vede una rabbia sociale pronta ad esplodere nei prossimi mesi?
«La situazione del nostro Paese non è facile, tra aumento della povertà, disoccupazione, precarietà del lavoro e un'inflazione che viaggia oltre il dodici per cento e mette in difficoltà milioni di famiglie. C'è molta tensione, e anche molta voglia di cavalcarla. Per fortuna il nostro Paese ha anticorpi forti ed uno di questi è quell'area sociale riformista che si oppone alla protesta radicale, canalizzando il malcontento verso forme di mobilitazione responsabile e costruttive».
Cgil e Uil sciopereranno e scenderanno in piazza contro la manovra: prima con manifestazioni locali, poi, molto probabilmente, con un grande evento nazionale. La Cisl ha scelto un'altra strada: non si sente isolato?
«Assolutamente no. La linea della Cisl è coerente con la sua storia e con il suo profilo responsabile, propositivo, pragmatico, autonomo, contrattualista e partecipativo della rappresentanza sociale. Rinviamo al mittente ogni critica strumentale. In tante assemblee, nei luoghi di lavoro e nei territori, stiamo illustrando i punti della manovra che vengono incontro alla nostra "agenda sociale", ma anche le criticità che devono essere corrette».
Cominciamo da queste ultime: cosa volete che cambi il governo?
«In primo luogo chiediamo di ristabilire la piena indicizzazione delle pensioni. Il ridimensionamento della perequazione porta alle casse dello Stato 6 miliardi in due anni: un'operazione inaccettabile, considerando anche che quota 103 costa circa 750 milioni. Sul fronte lavoro sono dannose le misure che estendono l'uso dei voucher, perché tolgono tutele ai lavoratori dell'agricoltura e del terziario. Vanno tolti i vincoli introdotti su Opzione Donna e rafforzati gli strumenti di tracciabilità fiscale e di lotta all'evasione. Infine, chiediamo più risorse per sanità, scuola, servizi sociali, non autosufficienza e per il rinnovo dei contratti pubblici e privati, a cominciare da quello dei medici».
Quali strumenti userete per fare cambiare idea al governo?
«Le rispondo come avrebbe detto Marco Biagi: "Contrattare, contrattare, contrattare". Stiamo incontrando tutti i gruppi parlamentari e le forze politiche, ad ogni livello. Per intensificare la nostra pressione abbiamo convocato a Roma, il 15 dicembre, un'assemblea nazionale con centinaia di nostri quadri e delegati. L'interlocuzione è aperta ed è nostro preciso dovere stare al tavolo per raddrizzare questa manovra insieme. Lo sciopero non è un tabù, ma in questo momento non è lo strumento giusto. Davanti alle sfide che ci attendono e alle difficoltà di una crisi aggravata da guerra ed inflazione occorre un grande senso di responsabilità da parte di tutti».
Che segnali avete avuto dal governo?
«Si è dimostrato aperto al confronto e disponibile a valutare le nostre proposte. Intanto riteniamo una conquista fondamentale il tavolo politico annunciato dal presidente Meloni sulla riforma complessiva delle pensioni, che partirà il 19 gennaio, e quello su salute e sicurezza, in programma il 12 gennaio».
Cosa apprezzate invece della legge di bilancio? Condivide la decisione di usare gran parte dei pochi soldi a disposizione per calmierare le bollette?
«Due terzi della manovra sono rivolti a dare con- tinuità e a consolidare i sostegni a lavoratori, pensionati, famiglie e imprese colpiti dal caro energia e dall'inflazione. È un provvedimento che apprezziamo, come pure l'innalzamento della soglia Isee a 15mila euro per gli sconti in bolletta. Giudichiamo importante il taglio del cuneo fiscale sul lavoro, anche se lo sconto di tre punti va esteso alle retribuzioni fino a 35mila euro. Positivo anche l'esonero contributivo per stabilizzazioni e assunzioni di giovani e donne fino a 36 anni, ma bisognerebbe alzare il tetto della decontribuzione oltre 6mila euro. Inoltre riteniamo una buona notizia il fondo per sostenere gli acquisti delle fasce deboli, come pure aver disinnescato lo scalone sull'età pensionabile».
La manovra è prudente, prevede coperture per ogni spesa. Questo è stato utile per tenere gli speculatori lontani dai nostri titoli di Stato, ma è anche il suo limite. Voi chiedete di superarlo e di fare di più: dove dovrebbe prenderei soldi il governo?
«Sicuramente non si può tagliare la spesa pubblica, che già è sotto il livello medio europeo. Significherebbe colpire la carne viva delle persone. Noi chiediamo di pescare dai fondi inutilizzati nazionali ed europei e di incrementare e rendere esigibile il prelievo sulla speculazione e sugli extraprofitti, che va esteso anche ai giganti della logistica e dell'economia digitale».
Cosa ha risposto il governo quando gli avete chiesto di fare cassa con gli extraprofitti?
«Ha aperto a questa proposta, ne discuteremo presto con il ministro Giorgetti. Al quale diremo anche che occorre attaccare quei 100 miliardi di evasione che sfuggono al fisco ogni anno, soprattutto sull'Iva, e combattere un'evasione contributiva che priva i lavoratori di quasi 15 miliardi l'anno. È giusto sostenere tutte le categorie produttive, ma basta premiare i furbi».
Chiederete a Giorgetti anche uno scostamento di bilancio?
«Gli diremo che il governo, se necessario, deve considerare anche questo strumento. Non possiamo riconsegnarci a quel rigorismo che negli ultimi decenni ha bloccato investimenti e coesione».
Nell'agenda che avete consegnato al governo un capitolo importante è dedicato alla denatalità, che nel 2021 ha toccato il massimo storico: per la prima volta il numero delle nascite è sceso sotto la soglia di 400mila. Per il governo questa è una priorità, il ministro Roccella ha annunciato un Piano per la natalità e una profonda revisione dell'assegno unico per i figli. È la strada giusta?
«L'inverno demografico italiano è un problema enorme che deve essere affrontato con politiche pubbliche vigorose, come fanno da anni altri Paesi europei. Èun tema cruciale anche per la crescita del Pil, per le esigenze del mercato del lavoro e per la tenuta del sistema previdenziale. La riforma dell'assegno unico è stata una prima risposta, però deve essere affiancata da misure più incisive a favore del lavoro delle donne, soprattutto nel Sud, e della conciliazione vita - lavoro, anche tramite il potenziamento dei servizi all'infanzia. È importante pure aver rafforzato nella manovra l'istituto del congedo parentale: la misura, però, va estesa anche ai padri, e deve diventare strutturale».