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Emma Bonino, Panzeri? "Non mi ricordo", intervista rovinosa

Pietro De Leo
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Siccome il garantismo è un esercizio sì culturale, ma anche scientifico, la premessa è che la responsabilità morale è personale e che, in sede di inchiesta, anche quando scattano misure cautelari, ogni addebito è sempre presunto. Dunque la (non) presa di posizione di Emma Bonino sull'inchiesta che riguarda le presunte (appunto) pressioni del Qatar su alcuni esponenti politici e di Ong europei vanno lette in un'ottica espressamente politica. Null'altro. Ed è pacifico che la senatrice, storica attivista dei diritti umani, in una battuta volante con l'Ansa ieri pomeriggio abbia detto che per ora, «ad indagine in corso», non vuole rilasciare dichiarazioni. Però allora risulta un bel po' rovinosa, ribadiamo sempre sul piano del confronto pubblico, l'intervista rilasciata al Corriere della Sera di ieri.

 

 

 

Rileva il fatto che nel calderone dell'inchiesta sia finita anche la Ong No peace without justice, da lei fondata nel 1993. La giornalista del Corriere le fa notare il coinvolgimento dell'ente. E a domanda se sappia niente di questo, la risposta è: «No, non so niente. Aspetto la magistratura che si deve esprimere, credo che lo farà nel giro di pochi giorni». Quanto all'arresto del segretario generale della Ong, Niccolò Figà-Talamanca, risponde: «Ho letto, ma non ho potuto parlare con Niccolò, lui adesso è in stato di fermo». Peraltro, la senatrice neanche ricorda bene quando ha fondato la Ong: «È successo nel 1994. Forse era il 1993». Certamente, con una storia come la sua, così ricca di iniziative politiche e di incarichi, qualche mese può scappare. E però, allora, questo evidente distacco rispetto all'essenza della Ong (in un'altra domanda afferma di sapere ben poco anche sulle altre organizzazioni ospitate nella sede di Npwj a Bruxelles) stride con quanto c'è scritto sul sito. Sotto la sezione "The Team", la squadra, il primo nome che compare è proprio quello dell'ex ministro degli esteri. E nel profilo l'attacco è piuttosto eloquente: «Emma Bonino è la fondatrice di No peace without justice, ed è ancora molto impegnata nelle attività e nelle campagne» della Ong. Allora, forse, alla luce dei "non so" sarebbe opportuno aggiornare la pagina.

 

 

 

Così come, sempre nella breve intervista al Corriere, è alquanto singolare la risposta che Bonino dà alla domanda su Antonio Panzeri. Ex eurodeputato Pd, in stato di fermo sempre per la stessa inchiesta. Anche la sua Ong, Fight Impunity (Combattiamo l'impunità) è al centro dell'indagine. Alla domanda se lo conosca o meno, Bonino risponde: «Non mi ricordo di lui, può essere che l'abbia incontrato qualche volta quando ero al Parlamento europeo». E però se si clicca sul sito della Ong, Emma Bonino compare nel board dei "membri onorari". Appena un paio di schede sotto di Panzeri, che è presidente. Chissà, magari davvero l'avrà incontrato «qualche volta», ma di certo questi «non so» e «non ricordo» stridono rispetto al tenore dell'impegno pubblico di Emma Bonino, ancora oggi molto attiva e partecipe al dibattito su molti dossier. Specie considerando il fatto che il presunto scandalo riguarda un tema che ne ha animato l'attivismo per una vita, il rispetto dei diritti umani. Un gioco di rimessa che sorprende assai. 

 

 

 

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