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Qatargate, l'inchiesta si allarga: "Viene giù tutto", chi trema ora

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Carlo Nicolato
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I giudici belgi hanno confermato l'arresto della vicepresidente dell'Europarlamento, la socialista greca Eva Kaili, accusata di «corruzione, riciclaggio di denaro e partecipazione ad un'organizzazione criminale». Stessa accusa per il compagno italiano Francesco Giorgi, assistente parlamentare di un altro deputato italiano non coinvolto nella vicenda, e per l'ex deputato piddino Antonio Panzeri. Entrambi rimangono in carcere insieme a Niccolò Figa-Talamanca della ong "No peace Without Justice". La cornice di reato delineata dalla procura di Bruxelles è quella del «sospetto versamento di importanti somme di denaro e l'offerta di regali significativi (da parte del Qatar) a terzi aventi una posizione politica e/o strategica tale da permettere, in seno al parlamento Europeo, di influenzare le decisioni del detto Parlamento».

 

 

 

DOMICILIARI

Restano ai domiciliari in Italia anche la moglie e la figlia di Panzeri accusate di favoreggiamento, mentre il padre della Kaili, che era stato sorpreso con una valigia piena di contanti mentre lasciava un hotel di Bruxelles, è stato rilasciato. Così come "sotto condizione" torna a casa anche Luca Visentini, segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati. Nel suo comunicato la procura belga ha fatto sapere che sabato sera è stato perquisito anche il domicilio dell'eurodeputato socialista belga Marc Tarabella che però non risulta indagato, nonché gli uffici parlamentari di un assistente dello stesso deputato e della collega belga Maria Arena. Uno dei due assistenti sarebbe italiano. Alle perquisizioni ha partecipato anche la presidente dell'Europarlamento Roberta Metsola, chiamata in causa dall'articolo 59 della Costituzione belga che prevede la presenza del presidente del Parlamento di appartenenza in caso di perquisizione di un eletto in Belgio. La Metsola ha anche sospeso «con effetto immediato tutti i poteri, compiti e le deleghe di Eva Kaili nella sua qualità di vicepresidente del Parlamento europeo». La misura è stata resa possibile anche dalla flagranza di reato, le mazzette di banconote ritrovate nella casa della greca, che di fatto ha annullato qualsiasi possibilità per l'eurodeputata di avvalersi dell'immunità.

«Nell'interesse dell'inchiesta, nessuna altra informazione verrà per ora fornita» ha fatto sapere la procura belga: da oggi inizia dunque per il Parlamento e per tutte le istituzioni europee un periodo di passione e di attesa nel timore che appunto le indagini si allarghino a macchia d'olio e vadano a interessare più di qualche singolo membro dell'Assemblea e relativi assistenti, come ha ipotizzato ieri l'europarlamentare greco indipendente Stelios Kouloglu (eletto con Syriza). Il presidente dell'intergruppo anticorruzione del Parlamento europeo Daniel Freund (Verdi) sostiene che tali accuse rappresentano uno dei più gravi scandali a Bruxelles degli ultimi decenni e dimostrano «con quanta aggressività i Paesi terzi cercano di esercitare influenza nella Unione Europea».

 

 

 

LA PALUDE

Una parte del problema, sostiene però Freund, è che tali Paesi hanno approfittato di un terreno particolarmente paludoso nel quale si muovono i lobbisti a Bruxelles, diventata negli ultimi anni la seconda città mondiale delle "arti oscure" dopo Washington. Si parla di centinaia di milioni che circolano sul filo di un confine tra lecito e illecito in cui l'Europarlamento, che non ha alcun potere decisionale, rappresenta l'obiettivo meno interessante. Il vero centro decisionale infatti è la Commissione per il momento non ancora sfiorata dall'indagine, ma all'interno della quale si cominciano a fare illazioni sui troppi funzionari che negli ultimi anni hanno chiesto periodi sabbatici per andare a lavorare nei Paesi del Golfo. Il Qatar, ieri, ha negato qualsiasi coinvolgimento: «Accuse infondate». 

 

 

 

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