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Giuseppe Conte, così il leader grillino ha soffiato sul fuoco della rivolta

Fausto Carioti
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Pentito, o almeno spaventato per avere passato il segno, ora che Giorgia Meloni e sua figlia sono state minacciate di morte da un 27enne percettore del reddito di cittadinanza, convinto di avere l’inalienabile diritto al mantenimento a vita a spese del contribuente? Niente affatto.Accusato da Fdi di «fomentare rabbia sociale per raccattare qualche voto»,l’avvocato del popolo si assolve per non aver commesso il fatto. Indulgente con se stesso tanto quanto era forcaiolo quando cambiava la legge sulla prescrizione assieme ad Alfonso Bonafede.

Così Giuseppe Conte esprime in pubblico «ferma condanna delle minacce» rivolte alla premier, dice che si tratta di «gesti le cause con gli effetti». Siamo sempre lì, insomma: la colpa è del governo e della decisione di ridurre la prebenda simbolo del M5S ad un massimo di otto mesi nel 2023, per abolirla l'anno seguente. Fedele al proprio copione, l'ex premier insiste a dire che non aizza nessuno e nemmeno cavalca gli istinti peggiori: anzi, lui è un fattore di stabilità, il leader che «canalizza» quella rabbia e la porta in p a r la mento. «Io, in tutte le piazze in cui vado, premetto sempre che raccomando manifestazioni pacifiche e che sono contrario a gesti inconsulti». E allora c'è una domanda che va fatta, e che Conte per primo dovrebbe porsi: qual è il confine?

 

 

Dove finisce la critica al governo, che è il legittimo e necessario mestiere dell'opposizione, e inizia il lisciamento del pelo dei peggiori? Ha senso fare quella premessa di rito (state buoni, niente violenze) alle folle inferocite, se subito dopo si racconta loro che hanno ragione in tutto e per tutto, che la loro disperazione è causata di un piano infame messo in atto da un governo determinato a fare macelleria sociale? Ed è credibile uno che dice che le istituzioni non vanno delegittimate, se è lui stesso ad indicare che il nemico è quello dentro palazzo Chigi, e per screditarlo arriva ad inventare vere e proprie bufale, come quella raccontata il 2 dicembre davanti alle telecamere di La7, secondo cui il governo, dopo otto mesi, avrebbe tolto il reddito di cittadinanza anche ad una madre di cinque figli? (Il testo della mano vra è chiaro: questo non potrà accadere a chiunque abbia in casa un figlio minore, o un disabile o un ultrasessantenne).

 


LA DEMONIZZAZIONE
Perché è proprio questo il gioco che Conte ha fatto sinora ed intende continuare a fare: demonizzare la presidente del consiglio. Il 19 novembre ha dipinto «l'Italia che ha in mente Giorgia Meloni» co me «un viaggio in prima classe per evaso ri e corrotti che girano con mazzette in precipizio sociale ed economico per lavo ratori e famiglie povere». Due giorni dopo ha promesso «batta glia nelle sedi istituzionali e nelle piazze se il governo andrà avanti con questo in degno proposito di smantellare il reddito di cittadinanza». Ha spiegato che è «disumano» il progetto di levare l'assegno agli italiani «occupabili», ossia in condizioni di lavorare, perché colpisce «una platea di 660mila persone, molte delle quali hanno già compiuto cinquant' anni ed hanno difficoltà a ricollocarsi sul mercato del lavoro».

 

 

Parole che illustrano bene anche il programma dei Cinque Stelle: reddito di cittadinanza a vita per chi varca la soglia del mezzo secolo senza avere un lavoro, in attesa di godersi la sudata pensione. Sempre lui, intervistato su Rai 3 il 27 novembre, ha definito «miserevole ed ese crabile, follia pura», ciò che ha in programma di fare la Meloni con il sussidio grillino. «Vuol dire creare i presupposti per un massacro sociale». Un'espressione, «massacro sociale», che torna spesso nei discorsi di Conte. Questo mentre i suoi parlamentari denunciano che l'idea di finanziare i tagli alle bollette con i risparmi del reddito di cittadinanza è «un orribile gioco fatto sulla pelle di cittadini e famiglie in difficoltà». E allora, se un ex presidente del consiglio ti spiega che ora a capo del governo c'è una persona che vuole il tuo male e la tua rovina, è mossa da propositi indegni, folli, miserevoli ed esecrabili, vara provvedimenti disumani e compie un massacro sociale sulla pelle dei più poveri mentre premia evasori e corrotti, non è strano che, dei milioni che lo ascoltano, uno più disperato o disturbato degli altri prenda sul serio simili parole, decida di ricambia re quell'odio e passi alle minacce, in attesa di compiere il passo definitivo verso la violenza. È strano, semmai, che a farlo sia solo uno.

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