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Giorgia Meloni, mancano 2 mesi al voto: nel Lazio serve un candidato

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Tra gli "appunti di Giorgia" speriamo di leggere le parole Regione Lazio. Perché si vota il 12 febbraio ed è già tardi. Trenta giorni saranno di campagna elettorale, quelli precedenti serviranno per liste, candidati, programmi, alleanze. Dunque, Regione Lazio, è ora di scegliere. Ieri, non domani. E possibilmente non personaggi sconosciuti, anche se apprezzabili parlamentari. Tra gli addetti ai lavori della coalizione di centrodestra l'orientamento verso una scelta indicata da Fdi, il partito più forte per voti, è unanime. E tutti aspettano che Giorgia Meloni si pronunci sul nome da proporre agli elettori. Ce ne sono diversi di candidati tra cui scegliere. All'inizio era una terna, che poi diventò quaterna, anzi cinquina, per sperare nella tombola con la vittoria. Nel Lazio - e in particolare nella Capitale dove c'è la cassaforte elettorale - Fdi ha una classe dirigente di livello e può offrire molte alternative di valore.

A partire proprio da Roma e provincia dove risiedono i due terzi degli elettori chiamati al voto. Tra le donne che possono essere messe in campo Chiara Colosimo, la mejo gioventù già scafata da anni di battaglie in regione; Roberta Angelilli, con una vasta esperienza in Europa e con buona popolarità. Tra gli uomini, figurano esponenti politici vastamente rappresentativi e noti: Fabio Rampelli, figura storica e amministratore capace; e poi, non se ne parla, e chissà perché, c'è anche Luciano Ciocchetti, parlamentare moderato di esperienza e che conosce la regione come le sue tasche. Anche loro due sono stati alla Pisana e sanno di che si parla. E, tra le potenziali scelte di Giorgia Meloni, spicca anche un "non politico" di livello come Francesco Rocca, presidente in carica della Croce Rossa internazionale, non esattamente una scartina. Sulla sanità, ad esempio, non teme confronti.

 

LA PARTITA SI VINCE A ROMA
Poi, nelle carte a disposizione della leader, ci sono Nicola Procaccini e Paolo Trancassini, che porterebbero sicuramente voti rispettivamente da Latina e Rieti, anche se tutti sanno che la partita si vince a Roma. Potrebbero avere meno chance rispetto agli altri competitori.

 

Ma quel che è essenziale è scegliere presto, sapendo che la sfida si può vincere: l'avversario - con l'aureola fasulla dell'antiCovid - è Alessio D'Amato, abbastanza antipatico e avversato persino dai suoi come denunciatore seriale. In Consiglio regionale ci è arrivato nel 1995, ovvero da ben 27 anni. Ha saltato qualche turno perché gli mancavano i voti e ora vorrebbe fare il governatore anche se piace più a Carlo Calenda che al Pd. Ma vincere alle regionali del Lazio non sarà una questione solo di partito per il centrodestra. Fdi, che pare puntare sulla vocazione maggioritaria che fu del primo Pd di Veltroni, non riduca a questione di apparato una scelta che sarà affidata al popolo. Se si "pesca" nel partito lo si faccia con personalità che hanno seguito riconosciuto. A partire dalla Capitale. Meloni non si chiuda. Meloni scelga. Ieri, non domani.

p.s. Gira voce che la designazione potrebbe arrivare tra il 15 e il 17 dicembre nella kermesse di Fratelli d'Italia a Roma, a piazza del Popolo. Il 15 dicembre mancherebbero 59 giorni al voto del 12 febbraio. Ritrovarci una giunta rossa dopo dieci annidi Nicola Zingaretti sarebbe una crudeltà.

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