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Open Arms, Gasparri: "Attentato negare l'informativa al Senato"

 Maurizio Gasparri

Tommaso Montesano
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Il "caso Open Arms" torna in Parlamento. Il 30 luglio 2020 l'Aula di Palazzo Madama concesse l'autorizzazione a procedere nei confronti dell'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini. Un via libera a causa del quale oggi il leader della Lega è sotto processo a Palermo per sequestro di persona aggravato e rifiuto di atti di ufficio per aver tenuto in mare - per 19 giorni - oltre 150 migranti a bordo della nave della Ong spagnola. L'attuale ministro delle Infrastrutture rischia 15 anni di carcere.

Ma su quel voto da qualche giorno si è posata l'ombra dell'«informativa fantasma», ovvero la relazione di servizio degli ufficiali della Marina militare italiana a bordo del sommergibile "Pietro Venuti", che segnalarono a otto procure il comportamento anomalo della Open Arms, pizzicata a imbarcare migranti al largo delle coste libiche dopo un contatto con un barcone non identificato.

Solo che quella relazione, come denunciato dalla difesa di Salvini nel processo, non è mai stata portata a conoscenza non solo degli avvocati dell'ex capo del Viminale, ma neanche del Senato, che nella primavera-estate del 2019 si trovò a rispondere alla richiesta dei magistrati siciliani di procedere nei confronti di Salvini. Cosa sarebbe accaduto se quel documento, che getta sospetti sulla condotta della Ong, fosse stato consegnato prima alla Giunta delle elezioni e delle immunità di Palazzo Madama e dopo all'assemblea?

 

 

 

TASSELLO MANCANTE - «Sarebbe stato un elemento fondamentale, avrebbe rafforzato le tesi a favore del ministro», sostiene Maurizio Gasparri, oggi vicepresidente del Senato, all'epoca dei fatti presidente di quella Giunta che "istruì" la pratica per l'Aula. «Possibile che quell'informativa a noi non sia stata trasmessa? Palazzo Madama è stato danneggiato nella sua funzione. Se avessi avuto quel documento, lo avrei certamente inserito nella mia relazione», attacca Gasparri.

La Giunta del Senato, il 26 maggio 2020, decise di negare l'autorizzazione approvando - con 13 voti favorevoli e 7 contrari- la "memoria" preparata dal presidente. Gasparri ricorda quei giorni: «Il Parlamento doveva semplicemente valutare se Salvini avesse agito nell'esercizio delle sue funzioni nell'ambito del rispetto dei principi fondamentali della Costituzione. E così, per me e per la Giunta, è stato per il caso Open Arms». Tuttavia in Aula, la relazione fu bocciata e di conseguenza approvato il via libera alla richiesta delle toghe palermitane. Ma alla vicenda manca un tassello: quello rappresentato, appunto, dalla relazione di servizio che fin dall'agosto del 2019 sollevava dubbi sul comportamento della Ong spagnola.

 

 

Un documento che non risulta consegnato, ha sottolineato la difesa di Salvini nei giorni scorsi, né al Tar - che avrebbe bocciato il divieto di ingresso della Open Arms nelle acque territoriali italiane né al Parlamento, né al Giudice dell'udienza preliminare di Palermo. «Nessuno ha potuto valutare la relazione di servizio», alla luce della quale la decisione dell'allora ministro dell'Interno di vietare l'ingresso della Open Arms assume tutta un'altra luce.

SFIDA ALLE TOGHE - Gasparri è furibondo: «Il documento avrebbe potuto influire molto sulle decisioni del Senato». Per l'ex presidente della Giunta, probabilmente quanto rivelato dagli ufficiali del sottomarino avrebbe potuto rappresentare la «prova regina» a favore di Salvini. Ecco perché il vicepresidente del Senato, con amarezza, si chiede se sia stato addirittura commesso «un attentato a uno degli organi costituzionali: il Parlamento». In una nota, il senatore accusa la magistratura di aver commesso un «reato» ai danni di Palazzo Madama. Da qui la decisione di mettere in campo una serie di iniziative per tenere alta l'attenzione sul caso. «Non può finire così. Ho intenzione di interrogare il ministro della Giustizia, di scrivere ai capi delle procure destinatari della relazione di servizio e al Csm. E parlerò della vicenda, naturalmente, anche in Aula». Insomma, i magistrati dovranno spiegare. «Quando hanno ricevuto l'informativa? Vi hanno dato seguito? Se no, per quale motivo? È doverosa un'opera di trasparenza: non si illudano di non rispondere. Non darò tregua e non farò sconti a nessuno».

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