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Giorgia Meloni contro Draghi: "Cosa ci siamo ritrovati"

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Carta canta: Giorgia Meloni, appena arrivata a Palazzo Chigi, si è ritrovata la trappolona Pnrr aperta proprio sotto alla propria poltrona. Intervistata da Repubblica, la premier non vuole far polemica diretta con Mario Draghi, ma la sua accusa è chiara, netta, circoscritta. E durissima. "Col mio predecessore ho dialogato con grande profitto nella fase di transizione, sono al servizio delle istituzioni e non criticherò mai chi ha ricoperto la carica fino a poche settimane fa - è la premessa su SuperMario -. Ma è un dato incontrovertibile che dei 55 obiettivi da centrare entro fine anno a noi ne sono stati lasciati trenta".

 

 

 

Insomma, una corsa contro il tempo e contro i vincoli imposti dall'Unione europea. La leader di Fratelli d'Italia fa però buon viso a cattivo gioco: "Sono fiduciosa che recupereremo, Raffaele Fitto (ministro per gli Affari europei, ndr) sta portando avanti un ottimo lavoro e bene ha fatto a suonare la sveglia a tutti i centri di spesa. Detto questo, se qualcosa mancasse all'appello non sarebbe colpa nostra. Sarà inevitabile piuttosto nel 2023 cambiare qualcosa per rendere più celere e più fluida la capacità di utilizzo dei fondi".

 

 



Altra corsa contro il tempo quella per l'approvazione della manovra, messa a punta in tempi di record dalla maggioranza in meno di un mese. "Davvero siamo pronti a lavorare anche nei giorni di festa pur di approvarla, non ci trascineremo certo fino all'esercizio provvisorio. Non era scontato mettere su una manovra complessa come questa in poche settimane, sono orgogliosa del risultato raggiunto - continua Meloni -, la gran parte delle risorse disponibili saranno destinate ad alleviare i contribuenti italiani alle prese col caro bollette". E sul reddito di cittadinanza da smantellare la premier regala un aneddoto illuminante: "Siamo arrivati al paradosso che multinazionali impegnate nella posa di fibre ottiche in Italia devono selezionare e assumere lavoratori immigrati perché pare non si trovi manodopera italiana. Ma come? Con le centinaia di migliaia di beneficiari del sussidio in cerca di un lavoro?".

Ultimo fronte caldo: l'immigrazione. "Il problema è semplice, l'Europa come andiamo dicendo da tempo, deve farsi carico del problema perché l'Italia non può più accettare che la selezione la facciano gli scafisti. In Francia non è così. A Macron, col qual ci siamo scambiati dei messaggi dopo la tragedia di Ischia, l'ho anche detto. I 38 migranti accolti Oltralpe non risolvono il problema. Del resto loro, come i tedeschi e altri, possono davvero decidere alla frontiera chi ha requisiti e chi no all'ingresso, chi può essere utile come manodopera per le aziende e chi no. Da noi, ripeto, la selezione via mare la fanno i trafficanti che gestiscono i barconi. Non è più accettabile. Bisogna fermare questo mercato. L'Italia non può essere il solo Paese costretto a pagare il costo delle ondate di migrazione dall'Africa".
 

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