Giorgia Meloni, il viaggio di Natale: Iraq, le indiscrezioni
A Palazzo Chigi ci stanno lavorando alacremente, è una corsa contro il tempo ma, giurano, tra Natale e Capodanno si farà: Giorgia Meloni entro la fine del 2022 volerà in un teatro critico per esprimere plasticamente la vicinanza del governo italiano alla comunità locale e al nostro contingente militare lì impegnato. Saltato per motivi logistici e di sicurezza, per ora, la visita della premier a Kiev dal presidente ucraino Volodymyr Zelensyky (Meloni ha già in programma, spiega il Giornale, l'Euromed ad Alicante in Spagna, il vertice Ue-Balcani occidentali a Tirana e poi la tre giorni di Bruxelles a metà mese), la leader di Fratelli d'Italia avrebbe intenzione di rifarsi mandando un altro messaggio forte, fortissimo: andrà in Iraq, dove il nostro esercito con il generale Giovanni Maria Iannucci è al comando della missione Nato.
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La visita in Iraq sarà importante per comunicare la vicinanza a un contingente che conta mille militari e quasi trecento tra mezzi terrestri e aerei, tra la base di Erbil (nel Kurdistan iracheno) e quella di Baghdad. Sarà anche un segnale forte di sostegno alla Nato, da parte di un governo che ha ribadito a parole e coi fatti (il decreto per rifornire di armi l'Ucraina) il suo essere convintamente atlantista, senza sé e senza ma.
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Non a caso, proprio la Meloni aveva citato con orgoglio il comando italiano delle due operazioni Ntm-1 (Nato training mission) in Iraq e in Kosovo, scenario quest'ultimo che rischia di tornare bollente e centrale nel cuore dell'Europa. Ma l'Iraq porta con sé anche un altissimo valore emotivo: nel 2003, a Nassiryia, morirono 19 soldati italiani in un attentato dei jihadisti. Nel 2004, fu l'addetto alla sicurezza Fabrizio Quattrocchi a venire rapito e barbaramente giustiziato dai terroristi. Due orrori di guerra che a sinistra vennero vissuti con un misto di dolore e imbarazzo, ma che a destra hanno sempre considerato per quel che erano: una tragedia nazionale, da ricordare e onorare.